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«Sogemi inutile, fateci gestire l’Ortomercato»

I grossisti milanesi si rivolgono al Sindaco

«Sogemi inutile, fateci gestire l?Ortomercato»  

Gli imprenditori al Comune: la società deve sparire, siamo pronti a fare tutto da soli

 
«Ma quale piano di rilancio… La Sogemi deve sparire, e basta. I mercati ce li gestiamo noi, spendendo un terzo di quello che spende questa spa». Franco Cereda, presidente dell?associazione grossisti dei fiori, non ci gira troppo intorno. Lavora alla Sogemi da più di trent?anni, e la sua battaglia è sempre la stessa: «Qui i conti non tornano e i costi per noi operatori sono diventati insostenibili. Meglio azzerare tutto e fare da soli». La filosofia è condivisa all?interno dei mercati generali. Lo scorso 8 gennaio, ad esempio, Cereda e Marco Pedol che invece rappresenta tutti i grossisti del pesce (il mercato più grande d?Italia) hanno firmato l?ennesima lettera indirizzata al sindaco Albertini sottolineando che «manca una corretta e competente gestione dei mercati», che «i costi di gestione sono sproporzionati», che «l?apparato è lento, incompetente e burocratizzato». «Riteniamo – è la richiesta – che per uscire da questa spirale perversa l?unica soluzione sia quella di affidare la gestione diretta dei mercati agli imprenditori che, operando da oltre 30 anni, hanno acquisito diritti e competenze». Nella lettera è specificato che «gli stessi imprenditori sono disposti a garantire a proprie spese i costi di ordinaria e straordinaria gestione degli immobili» e che al Comune potrebbe restare «l?indirizzo di calmierazione dei prezzi». La prova che da soli è meglio? Finché mercato ittico e fiori sono rimasti in una sede separata e la gestione era autonoma, il Comune non pagava una lira, i grossisti non avevano debiti e stavano nelle spese senza problemi.
I commercianti dell?ortofrutta hanno tentato un?altra strada. Invece che al sindaco, si sono rivolti al suo vice Riccardo De Corato che li ha ricevuti di recente: «A dire il vero – puntualizza il presidente Fulvio Lovati – è dal ?91 che noi battiamo su questo tasto bussando inutilmente a tutte le porte. Il problema è noto: siamo gestiti da un ente sempre fallimentare, che si riempie di debiti poi rifilati nelle tasche degli operatori». Quindi? «Quindi, se proprio il Comune decide di vendere le aree su cui sorge il mercato, oppure se vuole darle in concessione, lo faccia con noi e non con una società che non funziona».
Intanto, cresce il numero dei commercianti costretti a tirare giù la saracinesca e a restituire il plateatico. Qualcuno di loro, presente in Sogemi da anni, si è preso la briga di scrivere quattro righe alla direzione dell?azienda, spiegando i motivi dell?inatteso fallimento: i «costi sproporzionati di questa gestione» e i «disservizi offerti». Un esempio? Da qualche mese è stata introdotto un ticket d?ingresso: per i privati è di 1 euro e 50 centesimi, per chi consegna o compra la merce si arriva fino a 8 o 9 euro. La presidente Serena Manzin, nominata un anno fa, ha spiegato più volte la novità: «Dobbiamo controllare gli ingressi: questo è un modo per farlo e per pagare le telecamere in funzione». Cereda replica a muso duro: «Ma quali controlli? I controlli si fanno dentro, non fuori dai cancelli: l?unico risultato è che questo ticket ha scoraggiato il pubblico e creato ostacoli al privato».
E poi c?è il caso della centrale termica: «Prima – racconta Cereda – ognuno raffreddava con un proprio impianto. Poi, Sogemi ha realizzato questa centrale unica garantendo un risparmio del 30-40 per cento. Abbiamo ricevuto le prime fatture e sa il risultato? Il costo è 6-7 volte quello che avremmo pagato con i nostri motori». Oppure, il caso dei frigoriferi che aveva tenuto banco in piena Tangentopoli, per un appalto sospetto da 50 e più miliardi finito al centro di un?inchiesta. Il contenzioso si è protratto fino ai nostri giorni e la Manzin ha deciso di chiuderlo con una transazione da 700 mila euro: «Presidenti e politici, prima della Manzin, hanno fatto pasticci. E noi paghiamo? Non se ne parla», tagliano corto i commercianti.
Su alcune questioni specifiche, poi (l?ammortamento delle tariffe degli immobili e le spese per i servizi collegati, dalla guardiania alla pulizia degli spazi pubblici) i grossisti di fiori e ittico si sono rivolti all?avvocato Paolo Giuggioli che ha aperto un contenzioso con Sogemi. Quanto al piano di rilancio che la Manzin sta presentando in commissione comunale, Marco Pedol è drastico: «Non ha parametri che ci facciano intravedere possibilità di sviluppo e che dimostri l?esistenza di un effettivo valore aggiunto. Fra l?altro, manca un business plan». Il suo parere, il presidente Manzin lo ha già detto in commissione comunale: «Il controllo del Comune è fondamentale per i prezzi, l?igiene, la trasparenza. In questa sede, però, viene limitata una effettiva possibilità di sviluppo». La polemica continua.
 
Elisabetta Soglio   

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