L’ambulante resiste al supermarket

In calo però le attività di generi alimentari

L?ambulante resiste al supermarket

«, in Veneto a -5,6%»

Diminuiscono gli ambulanti che vendono generi alimentari, ma il comparto nella sua globalità si espande nel Veneto, passando da 7.895 a 8.653 imprese, con un aumento che sfiora il 10%. Questi sono i dati di uno studio effettuato dalla Fiva (la Federazione dei venditori ambulanti aderente alla Confcommercio) nell?ambito regionale nel quadriennio 1999-2002. L?indagine mette in evidenza altre due “spie” del cambiamento: la crescita del commercio itinerante rispetto a quello a posteggio fisso e l?avanzata dei venditori cinesi. Ma ci sono altre variabili che il settore si trova ad affrontare: la convivenza con gli ipermercati, la presenza degli extracomunitari e il cosiddetto “decreto Bersani” che, completato con le leggi regionali, ha portato a un aumento considerevole di autorizzazioni per il commercio ambulante anche nel territorio regionale: «Al di là di qualche ombra e di alcuni spunti negativi – dichiara Ilario Sattin, presidente della Fiva-Confcommercio del Veneto – il settore gode di buona salute». «La concorrenza della grande distribuzione – prosegue Sattin – le mutate abitudini dei consumatori, la salute precaria dell’economia italiana hanno dettato sostanziali cambiamenti anche nel settore del commercio ambulante. Che ha subìto indubbiamente dei contraccolpi, ma “tiene” anche nella nostra regione».
La diminuzione delle attività di generi alimentari, mai verificatasi prima, è la sostanziale novità dell?indagine. Il Veneto è in linea con una tendenza nazionale al calo: in Italia questo tipo di imprese rappresenta il 27.6% del totale, con una diminuzione del 4.6% rispetto al 1999: «Nel Veneto – sottolinea Sattin – le attività ambulanti alimentari erano 2.730 nel 1999 (con un?incidenza sull?intero comparto del 34.6%) mentre nel 2002 sono passate a 2.564, con un rapporto del 29.6% sul totale. La diminuzione è, quindi, del 5 per cento».
«A soffrire è stato in particolare l’ortofrutticolo – dichiara Sattin – e questo soprattutto a causa della grande concentrazione di ipermercati nella nostra regione. Il settore ha risentito inoltre dell’incidenza dei costi elevati che gli operatori debbono sostenere per dotarsi delle strutture indispensabili per operare correttamente. L’ortofrutticolo ha comunque trovato nuove strade per far fronte alla concorrenza dei “grandi”: il rapporto qualità-prezzo è il suo punto di forza. Sono diminuite le imprese, ma quelle rimaste tengono bene. C’è anche da tener conto del fatto che quello alimentare è l’unico settore per il quale gli operatori debbono ancora frequentare un corso e sostenere un esame».
Per il resto, soprattutto se si tiene conto della crescita di altri segmenti, in primis quello dell’abbigliamento, il commercio ambulante e su aree pubbliche risulta in pieno movimento e complessivamente in crescita. Il che pone problemi di concorrenza e di capacità di restare sul mercato, soprattutto in una regione come il Veneto, dove l’incremento è stato notevole: in quattro anni le imprese sono passate da 7.895 a 8.653.

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