‘Corridoio verde’ con l’Egitto per la frutta
Un ‘corridoio verde’ tra il porto di Ravenna e i produttori agricoli egiziani. Nei giorni scorsi una delegazione di operatori ravennati è stata ad Alessandria d’Egitto insieme al ministro delle Risorse agricole, Giovanni Alemanno, per stringere nuovi accordi.
La missione ravennate era composta da Franco Albertini (Generalfruit), Riccardo Martini (Tramaco), Leonello Sciacca (Sapir), Carlo Facchini (Olimpia).
«Saremo presto in grado di incrementare i traffici con l’Egitto, paese con il quale già oggi il nostro porto svolge un ruolo di primaria importanza ? spiega Franco Albertini. Naturalmente si tratta di importare prodotti fuori stagione, per non danneggiare i nostri agricoltori. Parliamo di fragole da novembre a gennaio, patate in febbraio, fagiolini in inverno e primavera. Il prodotto egiziano è molto migliorato dal punto di vista qualitativo ed è stata avviata una produzione biologica controllata da istituti specializzati italiani».
Attualmente l’Egitto esporta ortofrutta utilizzando tre porti: Capodistria (soprattutto per le arance dirette in Slovenia), Trieste e Ravenna. Ma proprio il nostro porto sta crescendo di importanza nei rapporti con Alessandria d’Egitto grazie alla possibilità di utilizzare servizi di frigoconservazione e di prima lavorazione del prodotto destinato ai mercati del nordeuropa. All’interno dello scalo è operativa la Frigoterminal per la movimentazione di frutta e prodotti surgelati. All’esterno cresce il ruolo di Greentrade, la società creata da Sapir, Generalfruit e Tramaco. Greentrade, che ha sede alle Bassette, ha magazzini, celle frigorifere e, soprattutto, personale specializzato per la prima lavorazione dei prodotti. Ogni anno vengono lavorate 10 mila tonnellate di merce provenienti dall’area del Mediterraneo e dall’Argentina.
Non è escluso che la stessa Sapir possa in un prossimo futuro rendere operativa una propria base nel porto di Alessandria d’Egitto. Ma l’incontro con le autorità egiziane è stato molto utile anche per parlare di manodopera. «La situazione in agricoltura ? dice Albertini ? è difficilissima. La carenza di personale rischia di inginocchiare il settore. L’accordo che abbiamo raggiunto prevede di formare personale nel paese d’origine per poi occuparlo nelle nostre aziende».