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Gli italiani preferiscono gli alimenti di marca

Indagine Doxa per Federalimentare

Alimenti, uno su due compra solo quelli ?griffati?
Indagine Doxa sui consumi: italiani soddisfatti. Finiscono sotto accusa bar e ristoranti per la cattiva conservazione dei cibi

Al momento dell’acquisto si guarda prima la marca, poi la data di scadenza. PIù contenti della qualità al Nord che al Sud

di CARLA MASSI

ROMA – Il formaggio, la scatola di pelati o quella di biscotti come l?abito, le scarpe e la borsa. Agli italiani anche i cibi piacciono “griffati”. Quelli di marca. Quando decidono che cosa comprare, infatti, badano prima alla “firma” e poi alla data di scadenza. Quindi agli ingredienti, al prezzo (è al quarto posto), alle promozioni. Alle calorie non fa caso quasi nessuno: solo 2 consumatori su cento. Un dato curioso visto, che la metà degli italiani è sovrappeso e, all?apporto calorico dei cibi, dovrebbe fare molta attenzione. Neppure il portafoglio, parola di acquirente, sembra essere determinante nelle scelte mangerecce.
Chi è andato a frugare nelle borse della spesa e nei carrelli dei supermercati è la Doxa che, per conto di Federalimentare, ha fatto 2054 interviste ad un campione dai 15 anni in su. Ben il 48%, dunque, è più attento a leggere il nome dell?azienda stampato sulla confezione che agli ingredienti contenuti.
D?altronde, perché stupirsi: sette su dieci, tutto sommato, sono soddisfatti della qualità di quello che mangiano. Più contenti quelli che abitano al Nord di quelli che abitano al Sud. Tutti, indistintamente, comunque, chiedono maggiore attenzione per il “cammino” del prodotto (dalla materia prima al confezionamento) e le norme di conservazione. Nota dolente dell?indagine. La metà degli italiani, infatti, confessa di avere poca fiducia nel mondo con cui bar e ristoranti tengono i prodotti alimentari. Si mangia sempre di più fuori casa, dalla mensa alla paninoteca al ristorante a quattro stelle, ma la diffidenza verso gli armadi delle cucine è molto alta. In particolare al Sud e nelle isole dove ben sei su dieci non scommetterebbero una lire sui sistemi con i quali vengono stivati e conservati i prodotti. Più tranquilli, invece, gli avventori del Nord Est: qui solo tre su dieci “temono” di ritrovare materia prima avariata in un tramezzino o in piatto di pasta.
Mangiare, comunque, gli italiani continuano a mangiare parecchio. I consumi, all?interno del paese, marciano con regolarità. Mentre si registra «un progressivo rallentamento», come fa sapere il presidente di Federalimentare Giorgio Sampietro, nelle esportazioni. L?effetto “11 settembre” c?è stato: i primi mesi dell?anno era stato registrato un incremento del 12-13%, ora ci si è attestanti intorno al 5%. Si confida nel Natale, nei regali tutto cibo e in quell?esercito di turisti stranieri che in Italia , oltre alla borsa e al cappotto firmato, portano via quarti di forme di pecorino, cartoni di vino, olio, un bel po? di pacchi pasta e tanti sughi già pronti. Non c?è giro turistico ormai che non preveda soste all?ombra del Colosseo ma anche pomeriggi interi a spinger carrelli in supermercati con le “griffe”.

Il Messaggero 06-12-01 p 17

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