Il punto di Fruchthandel

25 luglio 2025

Piselli, sostenibilità e fake news da Wimbledon

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L'uso giocoso delle parole omofone "peas" (piselli) e "peace" (pace) nel titolo dell'editoriale di Michael Schotten su Fruchthandel numero 28/29, non è casuale. L'autore intende lanciare un messaggio più profondo, che va oltre la semplice promozione dei piselli. Questi ultimi, notoriamente sottovalutati come preziosa fonte di nutrienti e fibre, diventano il punto di partenza per una riflessione più ampia sulla sostenibilità alimentare e sulle dinamiche della percezione pubblica.

Recentemente, la "Settimana nazionale dei piselli" nel Regno Unito è quasi coincisa con il celebre torneo di tennis di Wimbledon. Poco prima delle finali, dice Schotten, una notizia ha scosso i circoli dell'alta società britannica: l'annuncio del divieto di avocado all'All England Lawn Tennis Club

L'idea era quella di sostituire il frutto esotico con purè di piselli di provenienza locale sui toast e panini, in nome di un'immagine più sostenibile del club. La protesta è stata immediata, generando malcontento tra i frequentatori dei brunch e gli addetti alla gastronomia. Tuttavia, ha rivelato Schotten, la notizia si è rivelata una bufala. 

La World Avocado Organisation è intervenuta rapidamente per chiarire: nessun divieto generale, ma solo l'intenzione di contribuire alla sostenibilità. Vantaggio avocado, quindi. L'associazione di categoria ha persino sottolineato che, sul fronte della sostenibilità, gli avocado non meritano una reputazione così negativa come si pensa.

Così, nel suo articolo Schotten riconosce che, rispetto a prodotti come pomodori o fragole da serre riscaldate (consumati anche fuori stagione), gli avocado hanno effettivamente un impatto migliore. Ma l'autore va oltre: se a Wimbledon si fossero usati piselli surgelati anziché freschi e regionali (che in Inghilterra costituiscono la maggior parte del consumo), il confronto in termini di sostenibilità sarebbe stato persino meno favorevole agli stessi piselli.

L'intento, chiarisce Michael Schotten, non è mettere i piselli contro gli avocado o puntualizzare su ogni singolo alimento. La questione fondamentale è la sostenibilità dell'alimentazione vegetale rispetto a quella animale, un dato scientificamente provato. 

La sicurezza alimentare sostenibile e la garanzia di un'alimentazione equa per le generazioni future sono compiti urgenti. I dati attuali del Centro federale per l'alimentazione (BzfE), citati da Schotten, mostrano che l'attuale sistema alimentare, ancora basato principalmente su prodotti animali, è responsabile fino al 30% delle emissioni globali di gas serra. Nonostante le questioni ambientali non siano al momento la priorità assoluta per i tedeschi, secondo l'autore non è possibile rimandare l'adozione di linee guida chiare per il futuro.

La chiave di volta, per Schotten, è un cambiamento nei consumi. Questo richiede non solo un'evoluzione nella mentalità dei consumatori, ma anche la creazione di incentivi esterni mirati. 

E perché, allora, non partire dalla ristorazione collettiva? È noto quanto sia difficile influenzare le scelte alimentari all'interno delle mura domestiche. Negli spazi pubblici, al contrario, è possibile proporre con maggiore facilità opzioni senza carne e promuovere la sperimentazione di nuovi piatti. Schotten cita l'esempio delle aree di servizio Autogrill in Italia, che offrono un'ampia selezione di piatti vegetariani e vegani. 

In Germania non si tratta di eliminare immediatamente il tradizionale "wurstel allo stadio", conclude Michael Schotten, ma di riconoscere il vasto potenziale ancora inespresso nell'ambito del consumo fuori casa per un'alimentazione più sostenibile.    


Fonte: Fruchthandel Magazin

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