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I cambiamenti climatici scaldano i prezzi di frutta e verdura

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Autore Redazione

Lo afferma Coldiretti. Intanto Confagricoltura chiede la costruzione degli invasi per assicurare l’acqua

Scende l’inflazione, ma non per l’ortofrutta. Oggi l’Istat ha dato i numeri: da maggio a giugno si è passati dal 7,6% al 6,4%. “Una netta decelerazione”, secondo l’istituto, influenzata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici. In forte calo. Ma non tutti prezzi sono in discesa. In ortofrutta se costano poco le zucchine  altre referenze – pensiamo ai meloni – presentano  delle quotazioni sostenute. La causa? Per Coldiretti i prezzi sono spinti dai cambiamenti climatici.

Al rialzo soprattutto la frutta

I rialzi, sottolinea Coldiretti, colpiscono in maniera decisa frutta e verdura, con un aumento dell’8,3% per i primi e del 17,8% sulla seconda.”Si tratta degli effetti dell’andamento climatico anomalo a partire dall’alluvione che ha distrutto i raccolti della fruit valley italiana”. Senza dimenticare:  “Il balzo del 20% dei consumi di frutta e verdura spinti dalle alte temperature estive con picchi di 40 gradi che aumentano la sensazione di sete e la voglia di refrigerio con pesche, albicocche, meloni, cocomeri, cetrioli, pomodori e insalate”.

Confagricoltura ricorda la mancanza di acqua

“Il vero grande problema per i raccolti è la mancanza di acqua. Ecco perché è essenziale l’approvvigionamento idrico per le aziende agricole”. Parole di Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, sull’ondata di calore.

“Le colture estive, come i pomodori ad esempio, hanno bisogno del caldo ma soprattutto dell’acqua; per i girasoli, poi, ha piovuto abbastanza. Il vero nodo sono gli invasi a cui le aziende possono fare affidamento per irrigare le colture – spiega il presidente di Confagricoltura Toscana Neri – Per risolvere il problema siccità in modo strutturale è necessario fare grandi invasi e snellire la burocrazia”.

Grandi e piccoli invasi

“Il problema è sempre a monte e riguarda l’accumulo di acqua in previsione dell’estate – sottolinea Neri – I grandi invasi sono l’unica soluzione di sistema. Allo stesso tempo serve tutto un reticolo di piccoli invasi aziendali. Le aziende vorrebbero anche dotarsi di strutture del genere o usufruire di strutture già esistenti, ma vengono stoppate da tante norme e vincoli e dagli alti costi della progettazione. Il problema della siccità – conclude Neri – sarà una costante dei prossimi anni se non interveniamo subito. La Regione si è mossa predisponendo un piano dettagliato, adesso servono risorse adeguate da parte del Governo. Il problema non è più rinviabile”.

Fonte: Coldiretti e Confagricoltura

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