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In primo piano

Maltempo in Romagna, Conaf: “Strategie per un territorio fragile”

Cia: “Subito decreto d’emergenza”. Confagri: “Migliaia di ettari sott’acqua, almeno 1,5 miliardi di danni”

“Le vittime e le immagini dei danni materiali in Romagna lasciano sgomenti: ora è il momento di far intervenire gli organi preposti all’emergenza, ma pensiamo al domani perché arriverà presto”. Così Sabrina Diamanti, presidente Consiglio degli Ordini dei dottori agronomi e dottori forestali sulla recente ondata di maltempo che ha rigardato, in particolare,  le province romagnole. “Situazioni analoghe si ripetono e si ripeteranno, poiché l’Italia ha fragilità ben note e la pioggia che si è abbattuta sulla Romagna, e in altre regioni d’Italia, ha semplicemente accentuato le difficoltà del nostro territorio a reagire agli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti. Oggi, il nostro primo pensiero va alle famiglie delle vittime, nella speranza che il computo dei danni si fermi presto, ma come Ordine chiediamo agli amministratori di intervenire con pianificazione e programmazione a scala di bacino”

Strategie per un territorio fragile

Agronomi e forestali conoscono bene le criticità di un ambiente delicato e sanno che non esiste una soluzione univoca, ma si deve agire di concerto, programmando una strategia volta a proteggere un territorio fragile, che sarà sottoposto a frequenti eventi estremi. La siccità di questi mesi ha ridotto le capacità di assorbimento del suolo delle forti piogge, ma non può essere una giustificazione.
Manca una politica di pianificazione e progettazione della rete idrica minore, con canalizzazioni e piccoli invasi, una politica di attenzione alle capacità di risposta del suolo, una politica di forestazione intesa come strategia di consolidamento del suolo e di gestione delle acque, una politica che contrasti il dissennato utilizzo del suolo.

Pensare a un mix di tante azioni coerenti

Da qualche settimana anche il mondo dei dottori agronomi e dei dottori forestali è parte della Struttura tecnica nazionale (STN), aggiungendo un punto di vista a quello delle altre professioni tecniche. “Le emergenze da affrontare crescono in numero e varietà – continua Diamanti –  Oggi si parla di dissesto idrogeologico e alluvioni, poi ci saranno siccità e incendi estivi. C’è il bisogno di ridurre la vulnerabilità di questo Paese con uno sguardo ampio e complesso. Le professioni tecniche possono contribuire attivamente alla salvaguardia del Paese, nelle emergenze ma soprattutto nella fase di prevenzione”.

Cia: danni incalcolabili, subito decreto d’emergenza

“Intervenire subito con legislazione d’emergenza come per il terremoto in Romagna del 2012, danni incalcolabili all’agricoltura regionale”. Questa la richiesta di Cia-Agricoltori Italiani che di fronte a un tale scenario devastante ritiene ci siano le condizioni per attivare procedure urgenti. “Devono essere svincolate dai normali iter legislativi – dichiara il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini – al fine di intervenire immediatamente nei 23 Comuni dell’Emilia Romagna colpiti da questa eccezionale calamità”. Centinaia di case isolate, 14 fiumi esondati e oltre 250 fra frane e smottamenti sull’Appennino che mettono in pericolo centinaia di migliaia di abitanti. “Le esondazioni stanno letteralmente liquefacendo i terreni, già pregni di acqua -ribadisce Fini- con danni incalcolabili a colture, infrastrutture produttive e alle abitazioni civili e rurali. Subito, dunque, una legge speciale urgente e nel frattempo si attivino interventi collaterali a supporto di famiglie e imprese, come la sospensione di mutui e bollette”.

L’intensità della pioggia (in alcune aree sono stati superati complessivamente i 400 millimetri in 4 giornate di pioggia, a fronte di una piovosità annuale media di 700 mm) è stata tale “che il danno economico ed ambientale sarà molto difficile da recuperare”, conclude Fini che aveva già rivolto un appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in cui aveva sollecitato un Decreto legge speciale “per fronteggiare, in tempi rapidi e con strumenti eccezionali, la situazione di straordinaria difficoltà dell’Emilia Romagna”.

Confagri Forlì-Cesena e Rimini: Migliaia di ettari sott’acqua, almeno 1,5 miliardi di danni

La Romagna è sott’acqua con i principali corsi d’acqua ancora in fase di piena ed esondazione. Le aree agricole adiacenti ai principali corsi d’acqua sono state sommerse, ma gli allagamenti riguardano migliaia di ettari coltivati tra le province di Forlì-Cesena e di Rimini, oltre che allevamenti e problemi sulle infrastrutture (capannoni, magazzini, strade poderali, canali, fossati…). Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini sta effettuando una ricognizione con gli associati sul territorio e la situazione è davvero tragica.

“La priorità è mettere in salvo le persone e garantire la sicurezza della popolazione – dice il presidente Carlo Carli – Ci stringiamo attorno alle famiglie delle vittime e siamo vicini a chi ha perso la casa o l’azienda. Il settore primario è tra quelli più colpiti: ad oggi è ancora difficile stimare la portata dei danni per l’agricoltura, ma da una prima valutazione supererà 1,5 miliardi sul nostro territorio. Sono coinvolti tutti i comparti agricoli e purtroppo il conto è destinato a salire: nei prossimi giorni è attesa ancora pioggia, frane e smottamenti continueranno”.

A Cesena l’esondazione del Savio è stata epocale, a Forlì il Montone e il Ronco hanno rotto gli argini in più punti. E anche i torrenti della provincia di Forlì-Cesena sono nella stessa situazione. Lungo queste aste fluviali è molto importante la produzione agricola, con frutteti e seminativi.
Anche il Canale Emiliano-Romagnolo, infrastruttura chiave per l’irrigazione delle campagne, ha raccolto le acque esondate da Savio e Lamone (in provincia di Ravenna) ed è entrato in una anomala piena, uscendo dai suoi argini in diversi punti. A Rimini il Marecchia e l’Ausa sono esondati, ci sono stati allagamenti ai campi, ma in misura minore rispetto alle aree più a nord della Romagna.

“Un intero comprensorio è in ginocchio e il settore primario che sconterà danni epocali – rimarca Carli – E’ l’ondata di maltempo più severa dal dopoguerra ad oggi. Quando l’acqua si ritirerà la conta dei danni sarà più precisa, ma dalle prime rilevazioni di Confagricoltura lo scenario appare in tutta la sua gravità. I campi di orticole tra Cesena e San Mauro Pascoli, colture di alto reddito, registrano un danno del 100%; ci sono grosse criticità nelle serre di fragole del cesenate, una coltura simbolo del territorio. E poi sono tantissimi i frutteti sommersi: le forti piogge hanno fatto emergere il limo nei terreni e quindi si rischia l’asfissia radicale, anche per le colture arboree. Il raccolto 2023 è compromesso, ma ci possono essere problemi anche per gli anni successivi. I seminativi, dai cereali ai foraggi, sono andati in grandissima parte persi. E siamo in grande apprensione anche per vigneti e oliveti. Anche i trasporti sono andati in tilt a causa del maltempo e delle strade interrotte, l’autostrada A14 è stata chiusa in alcuni punti, così come i caselli di Forlì e di Cesena. Una situazione che ha causato problemi nella spedizione dei prodotti agroalimentari e altre perdite per le aziende. Una volta messo in sicurezza il territorio – conclude Carlo Carli – servirà un grande piano per sostenere il tessuto economico, colpito in profondità da questo evento calamitoso: la nostra agricoltura rischia davvero grosso”.

Copagri, il presidente Battista al vertice alla Protezione civile con Musumeci e Lollobrigida

“La nuova drammatica ondata di maltempo che si è abbattuta sulle zone centrali del Paese, colpendo in particolare l’Emilia-Romagna e le Marche, non ha fatto altro che aggravare sensibilmente il già salato conto dei danni a carico dei produttori agricoli, anche se in simili frangenti le ripercussioni materiali passano certamente in secondo piano davanti alle terribili notizie sul conto delle vittime e dei dispersi”. Così Tommaso Battista intervenendo all’odierno vertice nella sede della Protezione Civile, svoltosi alla presenza, fra gli altri, dei ministri per la Protezione Civile Nello Musumeci e dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida e del viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo.

“Nell’esprimere il profondo cordoglio della Copagri, desideriamo innanzitutto manifestare la nostra vicinanza alle migliaia di persone colpite, ringraziando i Vigili del fuoco, la Protezione Civile e tutte le forze dell’ordine per la pronta azione messa in campo per tutelare e assistere la popolazione”, dichiara Battista, segnalando che “la situazione è particolarmente grave nelle campagne e nelle aree rurali, che per la loro natura sono più isolate e difficilmente raggiungibili”.

“Atteso che, per ovvi motivi, è al momento impossibile fare una stima dei danni nei campi, si può tranquillamente parlare sin da ora di perdite molto ingenti, poiché la furia dell’alluvione ha completamente distrutto intere coltivazioni, causando al contempo danni non indifferenti alle strutture e mettendo a serio rischio l’incolumità degli animali, che in moltissimi casi risultano dispersi”.

“Solo in Emilia-Romagna, parliamo di centinaia di ettari di terreni allagati in zone particolarmente ricche di frutteti, vigneti, allevamenti, nonché di produzioni di cereali, sementiere e orticole, tutte colture ad alto reddito e dal forte impatto occupazionale – rimarca Battista, spiegando come “i danni ai seminativi sono attualmente difficili da stimare, in quanto dipenderà dalla velocità di deflusso delle acque, anche se nelle zone prossime alla rottura degli argini i raccolti e le produzioni orticole possono essere già dati per persi”.

“La drammatica alluvione palesa ancora una volta la grande necessità per l’Italia di dotarsi di un serio e strutturato piano nazionale di assetto idrogeologico che contrasti con decisione il consumo di suolo e l’incuria del territorio, contenendo gli effetti del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale”, conclude il presidente, ad avviso del quale “è fondamentale intervenire sul versante economico per sospendere i versamenti e gli adempimenti nelle zone alluvionate, così come già fatto per i mutui e i pagamenti, nonché sul fronte del lavoro per gli oneri previdenziali, valutando inoltre la possibilità di incrementare le percentuali di indennizzo per le colture colpite dall’alluvione, sulla base di quanto previsto dal fondo Agricat”.

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