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Manodopera, tornano i voucher

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Autore Redazione

Tra favorevoli e contrari, i commenti degli stakeholder

Nella legge di bilancio sono stati reintrodotti i voucher, ossia i buoni finalizzati a regolarizzare il lavoro occasionale e stagionale nei settori agricoltura, Horeca e cura della persona (lavori domestici). I nuovi voucher entreranno in vigore dal primo gennaio 2023 e avranno un valore nominale di dieci euro lordi all’ora, 7,50 netti. E’ inoltre stato stabilito un tetto massimo di reddito per i lavoratori, fino a 10mila euro all’anno. Non sono mancate le reazioni di politici e istituzioni.

Fai-Cisl e Coldiretti chiedono un tavolo di lavoro

Fai-Cisl e Coldiretti hanno reagito chiedendo un tavolo istituzionale tra parti sociali e governo per approfondire la proposta dei voucher in agricoltura. “Così come proposti, i voucher rischiano di precarizzare il lavoro, dobbiamo trovare soluzioni di flessibilità che garantiscano alle imprese lavoratori ben retribuiti e professionalizzati, per questo chiediamo un confronto tra organizzazioni di categoria e governo”, ha detto il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota.

D’accordo il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che ha commentato: “Serve un confronto costruttivo con i sindacati per continuare il lavoro proficuo svolto in questi anni per dare risposte ai bisogni sia delle imprese che dei collaboratori”.

Confagricoltura Asti: “Bene la misura, ma solo a certe condizioni”

“Accogliamo con soddisfazione la reintroduzione del meccanismo dei buoni lavoro in agricoltura poiché riteniamo possa essere uno strumento di flessibilità utile al settore, che nel contempo contribuisce anche a favorire l’occupazione temporanea di chi è alla ricerca di un impiego – ha dichiarato Gabriele Baldi, di Confagricoltura Asti – Il contratto di prestazione occasionale deve però perdere le precedenti rigidità, lo strumento precedente non era utilizzabile dalle imprese con più di cinque dipendenti, ora invece sembra si inserisca il limite di dieci e questo è un segnale positivo. C’è bisogno di intervenire sulla norma precedente, estendendola anche alle grandi aziende”.

Ognibene (LeU): “I voucher sono l’anticamera del sistema Kafala”

“L’introduzione di criteri più elastici per l’utilizzo dei voucher per il lavoratori in agricoltura rischia di far riesplodere il fenomeno, mai del tutto estirpato, del capolarato, ma soprattutto favorisce la precarizzazione del lavoro in un settore nel quale invece occorrerebbero incentivi sempre maggiori”. A sostenerlo è il consigliere regionale del Lazio, Daniele Ognibene, capogruppo di LeU in consiglio regionale.

“Questa misura varata dal governo è figlia di una politica del lavoro che intende mettere in secondo piano i diritti contrattuali e previdenziali dei lavoratori, specie nell’agricoltura che storicamente è un settore dove il lavoro ha scarse tutele e infatti dilaga il lavoro irregolare gestito spesso dalla malavita. Una delle caratteristiche principali dell’agricoltura è il lavoro stagionale, già regolato da norme, e non si capisce in quale modo l’introduzione dei voucher potrebbe favorire l’occupazione piuttosto che renderla ancora più precaria”.

“Il governo dovrebbe invece rendere maggiormente esigibile la legge 199/2016 sul contrasto al lavoro nero e dello sfruttamento in agricoltura per arginare il mercimonio delle braccia e la vergognosa piaga dei permessi di soggiorno a pagamento verso i quali le forze dell’ordine hanno realizzato importanti azioni di contrasto –  conclude Ognibene – Attivando e rinforzando le attività ispettive, sostenendo le imprese che emergono dal sottosalario, piuttosto che rispolverare i voucher già ampiamente bocciati dai cittadini e dalle imprese serie. Questa ipotesi formulata dal governo va in favore solo a quelle imprese che pensano di poter instaurare, anche in Italia, la kafala come nel Qatar“.

Fonte: Ufficio stampa LeU – Coldiretti – Cisl – Confagricoltura

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