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Siccità, la conta dei danni

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Autore Redazione

Coldiretti: “Esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso”. Copagri: “Scongiurare la guerra dell’acqua”

“Sale a tre miliardi la conta dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti, il Po in secca, i laghi svuotati e i campi arsi dove i raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo”. E’ quanto afferma Coldiretti nel tracciare l’ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole devastate.

Temperature oltre i 40 gradi

“Un panorama rovente che – sottolinea Coldiretti – peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature oltre i 40 gradi con le falde sempre più basse mentre si moltiplicano le ordinanze dei comuni per il razionamento dell’acqua. In questa situazione di profonda crisi idrica, oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti, è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell’acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l’Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale.  

Serve un piano nazionale

“Accanto a misure per immediate per garantire l’approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l’urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo”, afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. In quale, nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi, chiede “che, a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l’intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico”.

Rischio desertificazione 

Più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del sud e del nord dove – conclude Coldiretti – la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del made in Italy agroalimentare. Una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali”.

Copagri: Accelerare sullo stato di emergenza

“Di fronte all’estrema gravità della crisi idrica in atto nel Paese, legata alle precipitazioni più che dimezzate e alla drammatica situazione in cui versano le infrastrutture idriche, è prioritario accelerare il più possibile con la dichiarazione dello stato di emergenza per la siccità, andando al contempo a individuare delle misure finanziarie urgenti che possano dare liquidità immediata alle migliaia di aziende agricole stremate dal conto dei danni della siccità, che si va ad aggiungere alle ripercussioni della pandemia e del conflitto russo-ucraino e agli aumenti record dei costi produttivi e dell’energia”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Franco Verrascina, rendendo noto che in agricoltura si stima una perdita del 30-40% dei raccolti, con danni che superano già il miliardo.

“Se non si interviene prontamente si rischia di portare al collasso le migliaia di aziende agricole che sono già in forte sofferenza e che nonostante tutto continuano con grande senso di responsabilità ad assicurare il regolare rifornimento degli scaffali – rimarca Verrascina – Le situazioni di maggiore criticità sembrano essere al momento quelle del centro Italia e in particolare della zona padana, dove si concentra circa un terzo della produzione agricola nazionale e oltre la metà di quella zootecnica”.

“Nel ricordare che il comparto primario non spreca l’acqua, ma al contrario la utilizza per la produzione di cibo per poi restituirla alle falde acquifere e al reticolo idrico, riteniamo fondamentale che il governo si attivi quanto prima per definire le priorità di utilizzo della risorsa idrica, tenendo bene a mente la ciclicità dell’attività agricola, legata ai ritmi della natura, e adoperandosi prontamente per scongiurare una pericolosissima ‘guerra dell’acqua”, continua Verrascina.

 “Accanto alle misure da mettere in campo nel breve periodo per salvare la produttività agricola del Paese, bisogna poi ragionare su altri interventi a medio-lungo raggio, che anche grazie al Pnrr possano garantire un concreto efficientamento delle rete infrastrutturale idrica nazionale, la quale attualmente sconta gravissime carenze che comportano una perdita media del 50% delle acque – conclude – Il recupero degli invasi per la raccolta delle acque piovane nei periodi invernali, la bacinizzazione delle risorse idriche e la possibilità di desalinizzare le acque marine sono solo alcuni degli altri possibili interventi da attuare nel futuro” .

Fonte: Coldiretti – Copagri

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