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Etichette fronte pacco, un’indagine svela le più apprezzate

Coinvolti sette Paesi e settemila consumatori, che scelgono l’italiana Nutrinform. Segrè: “Il modello francese è pericoloso”

Nei prossimi mesi la Commissione europea sarà chiamata ad armonizzare l’etichettatura dei prodotti alimentari in tutti gli stati membri e dovrà quindi scegliere quale modello di etichetta adottare. Meglio mantenere quella già in uso, che quantifica i valori nutrizionali degli alimenti, oppure meglio orientarsi su Nutrinform, il sistema di etichetta a batteria proposto dall’Italia? E se la scelta migliore fosse la proposta francese, che prevede una etichetta a semaforo?

A sciogliere ogni dubbio l’indagine “Le etichette fronte pacco in sette Paesi: Nutriscore vs Nutrinform”, curata dall’Osservatorio Waste Watcher International diretto da Andrea Segrè, docente all’ateneo bolognese, e monitorata da Ipsos, Università di Bologna e campagna Spreco Zero, in sinergia con Agrinsieme, Federalimentare, Federdistribuzione e Unioncamere. Per la quale, ca va sans dire, il metodo italiano è quello migliore.

Tre etichette a confronto

L’analisi, condotta seguendo il metodo Cawi (Computer assisted web interviewing), ha coinvolto settemila cittadini di sette Paesi – Stati Uniti, Russia, Canada, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia – e ha preso in esame tre tipologie di etichette fronte pacco: quella attualmente in uso, basata sull’indicazione delle quantità dei valori nutrizionali, il sistema Nutrinform proposto dall’Italia, che indica l’apporto percentuale di grassi, zuccheri e sali rispetto all’assunzione quotidiana raccomandata, e l’etichetta Nutriscore in uso in Francia, che associa a ogni alimento un colore che ne indica il grado di salubrità.

I risultati dell’indagine

In sintesi, emerge che Nutrinform è particolarmente apprezzata dai canadesi, con un indice di gradimento di 102, e dai russi (71); anche la tabella nutrizionale dell’attuale etichetta piace, con un punteggio massimo di 110 in Canada e di 81 in Russia. Il Nutriscore, ossia la cosiddetta etichetta a semaforo, è invece il sistema meno gradito, con indici negativi in tantissimi paesi (con picchi di -109 in Italia e -94 in Canada), ad esclusione della Germania e della Spagna, che mostrano un indice di gradimento, seppur basso, di 35 e sei.

Perché piace Nutrinform

 

Secondo i risultati dell’indagine, Nutrinform ha riscosso un ampio consenso perché risponde in maniera più puntuale alle richieste dei cittadini in materia di chiarezza, semplicità, utilità, consapevolezza d’acquisto e completezza d’informazione. In particolare, in Italia, Nutrinform ha ottenuto 23 punti in più di Nutriscore dal punto di vista dell’utilità, 15 in termini di informatività, 13 per completezza e chiarezza e 12 per consapevolezza. La cosiddetta etichetta a batteria riscuote un successo maggiore, con indici di gradimento superiori all’etichetta a semaforo, anche in Spagna (+7 per chiarezza, +6 per informatività e utilità, +3 per chiarezza, +2 per facilità e consapevolezza), Germania (+6 per completezza, 2 per facilità, +1 per utilità, al pari della per informatività), Regno Unito (+19 per consapevolezza, +13 per informatività e completezza, +8 per utilità e facilità e +6 per chiarezza), Stati Uniti (+7 per completezza, +6 per informatività, consapevolezza, utilità e chiarezza, +4 per chiarezza), Canada (+18 informatività, +17 completezza e utilità, +14 consapevolezza e chiarezza, + 13 facilità) e Russia (+14 per utilità, +13 per completezza, +12 per consapevolezza, informatività, chiarezza e facilità).

Che cosa chiede il consumatore

In generale i consumatori di tutti i Paesi apprezzano le informazioni presenti nelle etichette fronte pacco: il 36% ha spiegato che gradirebbe maggiore chiarezza circa la qualità dei singoli ingredienti, mentre il 49% vorrebbe più informazioni sulla loro provenienza (il 58% in Italia e Germania). Un altro aspetto a cui i consumatori sembrano prestare particolare attenzione sono le informazioni nutrizionali (53%) e le informazioni sugli ingredienti che possono causare allergie (51%).

In media il 75% dei rispondenti dichiara di utilizzare l’etichetta nel processo decisionale e di acquisto; questa percentuale in Italia è pari al 78%, in Spagna (77%), mentre è più contenuta negli Stati Uniti e in Russia, dove comunque non scende sotto il 70 per cento.

Segrè: “Il semaforo è pericoloso”

 

Particolarmente tranchant Andrea Segrè, che ha commentato: “Uno spettro si aggira fra gli scaffali dei supermercati, è l’etichettatura a semaforo. Uno spettro che presto potrebbe materializzarsi condizionando il consumatore ai colori che danno il via libera all’acquisto: dal verde al rosso. È il cosiddetto Nutriscore, sistema ideato dai francesi, ma in voga nei Paesi anglosassoni, con un algoritmo che si traduce nei colori che frenano, il rosso e l’arancio, o che, come il verde, incoraggiano l’acquisto. Peccato che questo algoritmo risulti premiante per alimenti come la pizza surgelata o le patatine fritte e scoraggi al consumo di prodotti cardine della dieta mediterranea e degli stili nutrizionali sani, come l’olio extra vergine di oliva o il parmigiano, ovviamente fruiti nelle corrette quantità. Dall’indagine Waste Watcher, volendo fare una sintesi calcistica, le batterie Nutrinform sviluppate in Italia, un sistema di etichettatura che si basa invece su specifiche come le porzioni e percentuali dei nutrienti, vincono cinque a zero sul Nutriscore, anche nei Paesi dove esiste la tradizione dei semafori. Lo abbiamo verificato attraverso un Net Performance Index, che ha misurato l’apprezzamento da parte del consumatore di ciascuna etichetta, in base a chiarezza, esaustività, facilità e utilità di consultazione, capacità di informare e produrre consapevolezza“.

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