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Frode fiscale e presunto caporalato: il venerdì nero di Spreafico

Poco fa la replica del Cda del gruppo: “Mala informazione: nessun commissariamento, nessuna accusa di caporalato”

La notizia è uscita sui principali quotidiani nazionali e ha fatto il giro del web: la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, ha disposto l’amministrazione giudiziaria di un anno per la Spreafico spa, colosso nel settore dell’ortofrutta da 350 milioni di fatturato l’anno.

La decisione fa seguito a un’inchiesta del pm di Milano, Paolo Storari, e della Guardia di Finanza di Lecco per caporalato sui lavoratori. Eseguito anche un sequestro da circa 6 milioni di euro (in realtà sarebbero 3, dice l’azienda, ndr) che corrisponderebbero alla presunta evasione contestata dalle Fiamme Gialle all’azienda per il triennio 2018/20.

L’inchiesta avrebbe accertato un sistema di consorzi e cooperative che assumevano i lavoratori e che erano in rapporti con la Spreafico. Le cooperative – in regime di concorrenza sleale ed evadendo le imposte – avrebbero fornito manodopera a basso costo alla Spreafico nell’ambito degli appalti ottenuti.
Secondo la stampa, le indagini avrebbero fatto emergere uno schema di caporalato col reclutamento e lo sfruttamento di manodopera di origine straniera in stato di bisogno, priva di specializzazione e sottopagata, con evasione delle tasse mediante l’emissione e annotazione di fatture false, con benefici fiscali sia per la Spreafico sia per le cooperative che si alternavano nel tempo. Inoltre, secondo gli accertamenti di polizia economico-finanziaria la società non avrebbe adeguato il proprio modello organizzativo alla nuova disciplina prevista in tema di responsabilità amministrativa degli enti, “la quale ricomprende tra i reati presupposti anche la dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti”.

La replica del Cda

Nel tardo pomeriggio è arrivata la replica del Gruppo lombardo, che ha respinto quanto riportato da alcuni organi di stampa e illustrato la posizione ufficiale dell’azienda. “Solo nella tarda mattina di oggi abbiamo ricevuto notifica dal Tribunale delle misure di prevenzione di Milano ed è in ottica di collaborazione, lealtà e trasparenza che vogliamo informare che sono state diffuse informazioni errate – si legge nella nota firmata dal Consiglio di amministrazione Spreafico Francesco & F.lli – La nostra azienda non è stata commissariata, ma è stato nominato un amministratore giudiziario che, affiancando il vertice societario, avrà il compito di verificare i rapporti con cooperative di logistica che collaboravano con il gruppo. Una misura dovuta e circoscritta di prevenzione. Tale nomina non interromperà in alcun modo la gestione e l’operatività aziendale. Auspichiamo che questa supervisione possa risolversi in tempi brevi e precisiamo che il Cda rimane in carica e continua il suo lavoro”.

E continua: “L’azienda Spreafico Francesco e F.lli non è stata accusata del reato di caporalato. Un procedimento penale è stato invece avviato contro gli esponenti delle società cooperative interessate (Consorzio Lavoro Più e Consorzio Servizi Integrati), ex fornitori di logistica. Società che, peraltro, non collaborano più con noi da tempo e non facevano e non fanno parte della realtà societaria del gruppo Spreafico. Quanto all’altra notizia circa un sequestro di denaro, teniamo a precisare che questo provvedimento, di natura fiscale, è disancorato dal provvedimento del Tribunale di prevenzione e ammonta a circa 3 milioni, non 6 milioni come descritto a livello mediatico. È stato gestito con le disponibilità finanziarie dell’azienda e siamo certi che verrà riconosciuto il corretto operato della Spreafico. Questo provvedimento, di natura fiscale, non avrà alcuna conseguenza sul normale proseguimento delle nostre attività e la gestione dei rapporti con clienti e fornitori”.

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