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Frutta a guscio ed essiccata

Campagna frutta secca, i produttori: “Così non funziona”

Il coordinamento nazionale dei prodotti in guscio ritiene generici gli spot televisivi in onda in questi giorni. “Puntiamo sulle specificità”

Lodevole l’iniziativa, ma nel merito e nella sostanza viene bocciata la campagna ministeriale per incentivare il consumo della frutta secca. I produttori italiani di mandorle, noci e nocciole chiedono un nuovo approccio a Lollobrigida. “È necessario aggiustare il tiro di questa campagna”. Sono le parole e le considerazioni del responsabile del coordinamento nazionale della frutta in guscio italiana, l’agronomo Ignazio Vassallo alla testata Cronache di gusto.

La proposta dei produttori: “Pubblicità sui singoli prodotti”

Vassallo spiega più nel dettaglio la critica e propone degli interventi concreti: “Lo abbiamo detto al ministero che così non funziona. Noi avevamo proposto di fare pubblicità sui singoli prodotti, in maniera più specifica, per promuoverne la conoscenza e il consumo. Secondo noi l’obiettivo dovrebbe essere quello di far sapere che esistono determinati tipi di alimenti, per incentivare le famiglie all’acquisto“.

Ma non  è finita qui, il rappresentante del coordinamento chiede di puntare sulla nutraceutica e sul salutismo: “Bisognerebbe fare anche dei ragionamenti con medici, nutrizionisti, esperti che consiglino il consumo di frutta secca”. Approccio seguito in questi anni dalla filiera  e che ha portato a una valorizzazione importante nell’immagine e nel consumo della frutta secca.

A disposizione ci sono sette milioni

Vassallo alcune settimane fa aveva commentato su myfruit.it  il piano di valorizzazione ministeriale con a disposizione risorse per 14 milioni: divisi a metà  tra finanziamenti alle aziende per nuovi impianti e il restante 50%  destinato ad azioni promozionali. Su questo tema aveva sottolineato: “Iniziative come show-cooking o in-store promotion, in questo caso, non sono funzionali all’obiettivo che vogliamo perseguire” meglio “il progetto di una campagna in tv, per raggiungere il maggior numero di potenziali consumatori”.

Più nel dettaglio: “Non è ovviamente detto che si debba andare in tv soltanto con uno spot. Anzi: l’idea migliore sarebbe appunto quella di pillole che illustrino le tante eccellenze italiane nell’ambito della frutta in guscio, e che mettano in evidenza l’alto contenuto salutistico. Ricordiamoci, infatti, che ad esempio che per le noci italiane non sono consentiti antibiotici, così come l’uso di svariate altre sostanze, ammesse invece in altri Paesi”.

Andare oltre la narrazione e il patriottismo  generico

Richiesta e ottenuta la campagna televisiva, ma non con il format ritenuto più idoneo per veicolare il messaggio e attirare consumatori. Soprattutto in un contesto di mercato dove il prodotto italiano subisce una forte concorrenza dai produttori stranieri. Le mandorle in vendita sono in gran parte californiane, i pistacchi arrivano dall’Iran, le noci da tanti e diversi Paesi del mondo, le nocciole dalla Turchia e dagli  Stati Uniti. Un paniere che piace agli italiani, ma che arriva da posti lontani migliaia di chilometri.

In altri termini si vuole una comunicazione specifica per mettere in risalto le qualità del prodotto locale rispetto a quello di importazione. Non basta il patriottismo generico  di  Dentro c’è l’Italia,  questa l’identità dello spot in onda sui canali televisivi,  servono informazioni mirate che valorizzino gli elementi distintivi dei prodotti.

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