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Frutta a guscio ed essiccata

Mandorle: nuovo SOS dalla Sicilia

ignazio vassallo

Ignazio Vassallo: “A causa delle attuali quotazioni rischia di saltare tutto il sistema regionale, parliamo di 35mila ettari”

E’ molto più di un’annata no per la Sicilia delle mandorle. A pesare, infatti, non è solo la pesante situazione contingente, che vede un sensibile calo della produzione, ma anche ciò che sta avvenendo sul fronte dei prezzi, con il prodotto californiano e spagnolo che sta schiacciando la produzione locale.

A intervenire è Ignazio Vassallo, portavoce del Coordinamento nazionale Frutta in Guscio, che innanzitutto si complimenta per il recente maxi sequestro di mandorle californiane con muffe e parassiti. “Speriamo – dice – che sia il risultato della nostra sollecitazione al ministero della Salute. Auspichiamo controlli più serrati su tutta la frutta secca d’importazione”.

Poi, Vassallo racconta a myfruit.it la triste realtà di quello che sta avvenendo con le mandorle in Sicilia, e per cui il sequestro di qualche giorno fa appare di fatto una goccia nel mare.

L’annata 2023 – spiega – è stata pessima. Dal punto di vista agronomico, infatti, c’è stato un notevole calo nella produzione, a causa delle condizioni climatiche avverse. Tuttavia, il problema non è solo questo”.

Vassallo infatti prosegue: “La questione principale, ora, riguarda il prezzo. Con le attuali quotazioni, che vanno da 1 a 1,30 euro il chilo per le mandorle in guscio (ovvero sui 4,50/5 euro il chilo per lo sgusciato), il mercato di fatto è completamente fermo. Nessuno vende le proprie mandorle, perché non rientrerebbe nemmeno dei costi. E’ quindi il momento del prodotto di importazione, californiano e spagnolo, che viene acquistato a prezzi bassissimi e poi pazienza, per gli utilizzatori, se sono mandorle di scarsa qualità. Siamo ormai ben lontani dalla situazione di tre anni fa in cui i listini andavano dai 7 ai 9 euro il chilo per lo sgusciato. Già allora non era molto, ma almeno erano quotazioni che ti permettevano di sopravvivere. Ora i prezzi sono appunto crollati e, al contempo, o costi sono nettamente aumentati”.

Il risultato è presto detto. “Nessuno vende – prosegue Vassallo – ma il problema è che ci sono ancora notevoli giacenze anche dallo scorso anno, quando buona parte del raccolto non è stato commercializzato per lo stesso motivo. Stando così le cose, il rischio più che concreto è che salti in aria tutto il comparto mandorlicolo siciliano, un’eccellenza che oggi occupa una superficie di 35mila ettari. Fortissima, però, è la tendenza all’abbandono dei campi o alla loro riconversione: c’è già chi ha fatto gli espianti per vendere la legna”.

Non bastasse tutto ciò, è ancora aperta anche la questione dei fondi pubblici che avrebbero dovuto finanziare il comparto nazionale della frutta secca, ma che tardano ad arrivare. Annuncia infatti ancora Vassallo: “La prossima settimana tornerò a scrivere al ministero per chiedere chiarimenti. Ci risulta infatti che ancora non siano stati erogati 1,7 milioni al Crea per fare ricerca. Ma anche altri fondi non ci risultano ancora arrivati, per cui intendiamo sollecitare ancora una volta”.

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