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Frutta a guscio ed essiccata

Castagne: in Emilia Romagna calibri inferiori e -30% di produzione

Renzo Panzacchi: “La buona notizia riguarda invece la minore presenza di cydie, per cui i danni ai frutti sono più limitati”

Anche l’Emilia Romagna, come la grande maggioranza delle regioni castanicole della Penisola, registra per il 2023 un anno di magra in termini di produzione di castagne e marroni, soprattutto a causa di siccità e caldo anomali.

A fare un primo bilancio della situazione, quando la raccolta è ancora in pieno svolgimento, è Renzo Panzacchi, presidente del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino Bolognese e portavoce dell’associazione regionale dei consorzi castanicoltori dell’Emilia Romagna.

“Quest’anno – spiega Panzacchi – le piante hanno sofferto soprattutto le temperature molto elevate dell’estate, per cui i calibri sono, in linea generale, inferiori rispetto alla norma. Questo sta creando problemi soprattutto con la Grande Distribuzione, nonostante in compenso i frutti siano dolcissimi perché gli zuccheri, al loro interno, sono più concentrati. Non si riesce infatti a rispettare il parametro di 70 frutti al massimo per formare 1 chilo, dal momento che ne occorrono tra i 72 e i 74 pezzi. Ciò provoca, di conseguenza, un maggiore approvvigionamento della Gdo di prodotto estero, soprattutto dal Portogallo. E’ di fatto un insulto – fa notare Panzacchi – per chi si impegna quotidianamente nel portare avanti la castanicoltura tradizionale, peraltro senza l’utilizzo di trattamenti chimici. Allo stesso tempo, e per la medesima ragione, fa male vedere sui mercati alti quantitativi di Bouche de Betizac, una castagna che non ha nulla a che spartire, per sapore e qualità, con le nostre varietà tradizionali”.

Fatte queste premesse, Panzacchi rileva: “Mentre l’anno scorso gli 8 consorzi aderenti alla nostra associazione, che coprono una fascia che da Parma arriva fino a Forlì, hanno prodotto con i loro 450 soci circa 1.000 tonnellate di castagne, quest’anno ci attesteremo probabilmente sulle 700 tonnellate, quindi con un -30%. I danni della siccità e delle alte temperature, fortunatamente, sono stati in parte compensati dalla minore presenza di cydie, che hanno praticamente dimezzato, nel giro di un anno, i loro effetti nefasti sui frutti. Il merito, in questo ambito, va ascritto soprattutto all’impiego della tecnica della confusione sessuale per mezzo di ferormoni, che evidentemente ha prodotto i suoi effetti”.

In gran parte ancora tutta da giocare è la partita dei prezzi, che comunque stanno mostrando una tenuta maggiore rispetto al 2022. “Premesso che circa il 40% del prodotto sarà commercializzato nelle sagre locali, le quali rappresentano quindi un importante sbocco per la vendita – conclude Panzacchi – sul mercato le quotazioni registrano un aumento rispetto al 2022, poiché appunto mancano importanti quantitativi. In media, i listini si assestano su un +15% rispetto al 2022, con quotazioni che all’ingrosso variano dai 4 ai 4,50 euro il chilo”.

Per fare rete e continuare a tenersi aggiornata sulle novità in materia castanicola, l’associazione regionale dei consorzi castanicoltori dell’Emilia Romagna ha partecipato anche alla recente edizione di Eurocastanea 2023, svoltasi in Austria, con visite anche in terra di Slovenia e di Ungheria.

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