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Nocciola dei Nebrodi: un’altra annata complicata

Nino Scaglione: “L’andamento del meteo ha creato molti problemi. Ma è necessario anche fare cultura sul concetto di qualità”

Dopo il 2021, è arrivato un altro anno molto complesso per la Nocciola dei Nebrodi. A confermarlo è Nino Scaglione, che assieme al padre Armando lavora in Nocciole di Sicilia, azienda di Licastro (Messina) specializzata nella produzione e trasformazione di nocciole unicamente siciliane, con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il prodotto locale.

I perché di un anno no

“Quest’anno – spiega Scaglione – dopo la forte cascola a cui sono state soggette le piante, in agosto è piovuto, quindi l’erba è ricresciuta e ciò ha provocato sia problemi di raccolta, sia nella gestione del post-raccolta, con maggiori casi di frutti guasti”.

Le difficoltà maggiori, in ogni caso, sono state determinate proprio dalla ricrescita dell’erba. “Data la situazione – osserva Scaglione – in molti micro appezzamenti non è stata nemmeno effettuata la raccolta. Sarebbe stato troppo dispendioso, con il contestuale aumento dei carburanti e di tutte le materie prime, rimettersi a tagliare l’erba con il decespugliatore. In difficoltà analoghe sono anche i grandi noccioleti; qui qualcosa è stato raccolto, ma decisamente meno rispetto alla norma e con una qualità non ottimale. Sono emersi infatti problemi sia di marciume, sia di cimiciato. Di conseguenza, i prezzi rimangono molto bassi. Il prodotto biologico, che spunta qualche cosa in più rispetto al convenzionale, è a 280 euro il quintale; oggettivamente pochissimo”.

Noccioleti in vendita e altri problemi

“La cosa triste – riflette Scaglione – è che in un contesto simile, con le quotazioni delle nocciole che non solo qui in Sicilia, ma anche altrove si sono abbassate, si cominciano a vedere diversi noccioleti in vendita. Penso ad esempio al caso del Viterbese, dove iniziano a moltiplicarsi i terreni in vendita. Ma il problema dei prezzi riguarda anche il Piemonte, che nel giro di un anno ha visto i listini passare da 14 euro a 7-8 euro punto resa”.

Scaglione commenta anche altre problematiche del comparto. “Ci muoviamo in un contesto sempre più competitivo. Molti semilavorati a base di nocciola, infatti, oggi arrivano direttamente dalla Turchia, a prezzi decisamente più bassi rispetto al mercato italiano. Contestualmente, e a differenza della Turchia, in Italia i prezzi dell’energia sono schizzati alle stelle. Quel margine che si poteva avere per fare investimenti, quindi, molto spesso viene a mancare. L’ho visto io stesso nella mia azienda: abbiamo rimandato l’acquisto di nuove macchine e ulteriori investimenti in attesa di tempi migliori. Bisogna inoltre sempre tenere presente che la nocciola, di per sé, non è un bene di prima necessità. In altri termini: si vende meno, si compra meno, si consuma meno. Anche l’industria infatti, essendo soggetta ai vari rincari, è molto più cauta negli acquisti”.

L’importanza di una cultura della qualità

Esiste un modo per uscire da questa situazione? Nessuno ha la bacchetta magica, ma Scaglione esprime una propria convinzione: “In Sicilia bisogna fare cultura sul concetto di qualità della produzione. Altrimenti, ne va dell’intero comparto corilicolo della nostra regione. Bastano infatti anche pochi esempi di aziende che non curano la qualità per compromettere la reputazione di un intero settore. Insomma, è come lavare in lavatrice un indumento colorato assieme a tutti i capi bianchi. Mi spiego meglio. La fase del post raccolta, ad esempio, dovrebbe essere ben curata. L’essiccazione va fatta subito, non dopo averlo stoccato nei magazzini in attesa di vedere l’andamento dei prezzi. Se si continua a ragionare così, si avranno sempre problemi con la qualità del prodotto, dovuti all’umidità. Insomma, c’è ancora molto da fare anche dal punto di vista della cultura produttiva”.

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