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Nocciola Piemonte Igp: c’è cascola ma anche ottimismo

Riccardo Giordano: “A livello commerciale alcune dinamiche sono cambiate, ma siamo soddisfatti”

Nonostante la siccità di questi giorni, c’è ottimismo sulla campagna 2022 della Nocciola Piemonte Igp. A testimoniarlo è Riccardo Giordano, titolare dell’omonima azienda agricola di Bossolasco (Cuneo) e fondatore del marchio “Nocciola 800”, con cui commercializza il suo prodotto.

“Anche in Alta Langa, dove si trova la mia azienda – spiega Giordano – la siccità potrebbe incidere senz’altro nell’esito finale del raccolto. Per ora, tuttavia, ci aspettiamo una buona produzione, non sui livelli del 2020, ma migliore dell’anno scorso, che già è stato più che discreto, senza i problemi di gelate che hanno registrato altre zone vicino a noi. L’allegagione è stata infatti molto buona. E’ vero che è iniziata la cascola, ma è un fenomeno diffuso a macchia di leopardo. Penso dipenda anche dalla direzione in cui tira il vento. In ogni caso, sebbene al momento sia abbastanza accentuata, dovrebbe durare ancora soltanto alcuni giorni”.

Per il raccolto 2022, si potrebbe iniziare peraltro in anticipo. “Con le alte temperature di questi giorni – osserva Giordano – è facile pensare che si potrebbe iniziare a raccogliere già dal 20 di agosto, anziché alla fine di questo mese”.

Buone notizie, intanto, arrivano sul fronte della cimice, sebbene ogni bilancio sia prematuro. “A oggi – conferma Giordano – non abbiamo molti riscontri nelle trappole ai feromoni. La situazione sarà più chiara più avanti, poiché ci sono ancora diverse colture in campo e potrebbe non essersi ancora spostata”.

Intanto, dal punto di vista commerciale, per Nocciola 800 la campagna 2021/2022 si sta concludendo positivamente. “Siamo soddisfatti per come è andata l’annata – conferma Giordano – nonostante le varie difficoltà. Il 60% del mio fatturato arriva dall’estero e ho notato che, specialmente a inizio anno, c’è stata una contrazione degli acquisti, poi ripresi, soprattutto da parte della gelateria. I paesi più vicini alle zone di guerra, come Repubblica Ceca e Polonia, hanno rallentato gli ordini, mentre altri, quali Germania, Inghilterra, Francia e, a oriente, Giappone e Cina, preferiscono fare acquisti di minori quantitativi alla volta, ma al momento tengono”.

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