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Pinoli: timidi segnali di ripresa per la produzione

grassini pinoli

Federico Grassini: “I pini permettono di stimare con buona precisione la produzione nei prossimi tre anni. Al momento sembra buona”

Il comparto dei pinoli, eccellenza mediterranea che da anni sta vivendo una situazione molto difficile per diversi fattori (in primis la presenza del cimicione canadese, che ha decimato il raccolto, ndr), dà timidi segnali di ripresa.

A fare il punto della situazione, dopo una stagione che sta volgendo al termine (la conclusione della lavorazione della produzione 2021/22 è attesa per fine aprile), è Federico Grassini, titolare di Grassini Pinoli. A Campo di San Giuliano Terme (Pisa) l’imprenditore conduce un’attività di famiglia che prosegue da cinque generazioni e che vede l’approvvigionamento della materia prima all’interno del Parco naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

Una produzione di ottima qualità, e il cimicione cede terreno

“In termine di volumi – spiega Grassini – siamo solo a un livello leggermente superiore all’annata precedente, mentre gli standard qualitativi sono davvero ottimi, decisamente superiori all’anno scorso. A incidere su questa svolta è stato senz’altro il parziale allontanamento del cimicione canadese, che ha creato meno problemi rispetto al recente passato”.

Buoni segnali di ripresa

Inoltre, sebbene le rese rimangano ancora lontane rispetto alla normalità (“siamo a circa un quarto della resa”, dice), si aprono prospettive che fanno bene sperare. Prosegue Grassini: “Guardando il bicchiere mezzo pieno, sembrano esserci segnali di ripresa. La pianta del pino, infatti, permette di stimare con buona precisione come sarà la produzione nei prossimi tre anni. E, al momento, sembrerebbe in aumento”.

I prezzi rimangono elevati

I prezzi, intanto, continuano a rimanere elevati, ma c’è necessità, anche in questo comparto, di insistere su formazione e cultura del consumatore. “La qualità del pinolo mediterraneo – prosegue Grassini – non teme confronti con quello di altre provenienze. A livello organolettico, di sapore e di grandezza è nettamente superiore. La scarsità di disponibilità mantiene i listini piuttosto elevati: oggi i nostri pinoli li vendiamo a 85 euro il chilo. Ovviamente, la clientela che non ha esigenze particolari, o che non è bene informata sulle differenze a seconda delle provenienze, trova sul mercato anche prezzi molto inferiori. Per questo, è importante continuare a fare cultura e informazione sul pinolo mediterraneo”.

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