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Mandorle: coltivazione intensiva anche in nord Italia

Michele Zaniboni (Romagna Impianti): “Vedremo i risultati a settembre, ma le premesse sono ottime”

Il mandorlo? Potrebbe diventare una coltura molto interessante anche in diverse zone del nord Italia. A sostenerlo, dati e sperimentazione alla mano, è Michele Zaniboni, agrotecnico di Romagna Impianti, che nei giorni scorsi è stato tra i protagonisti della giornata in campo per raccontare, appunto, delle opportunità che si stanno aprendo per la mandorlicoltura intensiva nel centro-nord Italia.

Romagna Impianti, infatti, realtà che si occupa della realizzazione di impianti di vigneti, frutteti, antigrandine e antinsetto, ha avviato tre anni fa, in un terreno di proprietà nell’Imolese, un campo sperimentale di mandorlo, allevato con metodo intensivo. I riscontri positivi non sono tardati ad arrivare.

“Quest’anno saremo già alla terza foglia di questa sperimentazione – spiega infatti Michele Zaniboni – nell’ambito di un impianto che rappresenta un’evoluzione del cosiddetto “vaso catalano” e che si sviluppa come super intensivo, per garantire la massima redditività all’agricoltore, con entrata in produzione già al terzo anno e piena produzione dal quarto in poi”.

Come funziona in campagna

Ovviamente, tutto è stato studiato nei dettagli per accelerare lo sviluppo della pianta e permettere quindi di accelerare sulle tempistiche del primo raccolto. “Le piante – prosegue Zaniboni – arrivano ad essere alte 2 metri e larghe 60 centimetri, grazie al portainnesto nanizzante Rootpac, che le fa entrare prima in produzione e ne contiene le dimensioni”.

Tanti vantaggi e gestione “low cost”

I vantaggi sono diversi. “Innanzitutto – afferma Zaniboni – tutte le operazioni in campagna possono essere meccanizzate, con notevoli risparmi sui costi di manodopera rispetto a un normale mandorleto. Considerando un po’ tutto, con un mandorleto intensivo i costi di gestione, raccolta compresa, si aggirano sui quattromila euro a ettaro, a fronte di una produzione tra i 20 e i 30 quintali per ettaro punto resa. Un sistema di allevamento normale, può arrivare a costare anche circa il doppio. Altro vantaggio, è che la raccolta meccanizzata può essere fatta con la stessa vendemmiatrice che si utilizza per l’uva, aumentando solo il numero di battitori”.

Tre varietà utilizzate

Per ovviare alle condizioni climatiche diverse tra nord e sud Italia, la scelta di Romagna Impianti per il proprio mandorleto sperimentale ha optato per varietà a fioritura tardiva. “Abbiamo piantato tre cultivar – prosegue Zaniboni – che oggi, 1° aprile, non hanno ancora raggiunto la piena fioritura. Si tratta, in ordine cronologico di fioritura, di Penta, Makako e Vialfas”.

C’è già chi ci sta provando

Nell’inverno appena passato, riferisce sempre Zaniboni, ci sono clienti di Romagna Impianti che hanno già voluto sperimentare, sui loro terreni, i mandorleti intensivi. “Abbiamo fatto impianti – dice – in provincia di Mantova, Verona e Cremona. Complessivamente, si tratta al momento di una decina di ettari. Ai nostri partner di Fruitnet System, poi, spetta la parte di consulenza dopo l’impianto, per supportare il produttore e non fargli commettere errori, soprattutto nei primi due anni, che sono fondamentali”.

Una filiera completa

Romagna Impianti, peraltro, ha costruito già tutta la filiera, cui il produttore interessato può scegliere di accedere. La lavorazione dei frutti, infatti, come riferito da Zaniboni, sarebbe effettuata da Bio Nocciola di Carbognano (Viterbo), mentre la commercializzazione sarebbe affidata ad Euro Company.

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