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Noci: la produzione italiana ha anticipato quella estera

Michele Zama: “Prodotto americano in ritardo a causa delle problematiche globali circa spedizioni e reperibilità dei container”

Tra i (pochi) effetti positivi dell’aumento delle materie prime e della mancanza di container, ci sono i casi di quei produttori che, proprio per i ritardi accumulati dagli scambi intercontinentali, hanno potuto vendere con molta più tranquillità il proprio prodotto. Con prezzi anche più stabili rispetto alle oscillazioni che si verificano normalmente quando giungono grandi quantitativi dall’estero.

E’ il caso di Michele Zama, che da otto anni, nell’azienda di famiglia Zama Pasquale e figli di Pieve Cesato di Faenza (Ravenna), ha avviato un noceto su 17 ettari di terreno, allevato completamente a Chandler.

“Nel 2021 – conferma Zama – abbiamo avuto un buon raccolto, seppure non eccezionale come quello del 2020. Ma va bene così: è stata un’annata normale, con una qualità molto buona, sia a livello di pezzatura, sia di gheriglio. Siamo riusciti a vendere tutta la produzione a un buon prezzo anche perché il prodotto americano è stato in ritardo a causa delle problematiche che ci sono a livello globale in termini di spedizioni e di reperibilità dei container. Inoltre, sul mercato hanno influito anche gli aumentati costi di trasporto”.

Riguardo a una tendenza che si sta consolidando sempre di più nel comparto delle noci, Zama ha rilevato che ci sono “tante richieste di prodotto sgusciato”.

Quanto alla sua azienda, per i prossimi anni la produzione di noci dovrebbe essere in tendenziale aumento. Ai 12 ettari già in piena produzione, si aggiungeranno infatti presto altri 5 ettari che sono in fase di avvio del loro ciclo produttivo”.

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