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Focus GDO

Alì S.p.A, Canella: «Sostenibilità imprescindibile, ma non deve pagarla il consumatore»

GiulianoCanella_Alì_Ortofrutta

Quando si parla di ortofrutta sono considerati una delle migliori insegne. Ma come viene affrontato in Alì il tema della sostenibilità? Ce ne parla Giuliano Canella

La richiesta di maggior sostenibilità nei prodotti e nelle scelte che facciamo, da parte del consumatore, c’è e non si può negare. Tutti, ormai, ci dobbiamo spostare verso questa direzione, però dobbiamo stare attenti a gestire questa transizione in modo corretto. Ad esempio, non dobbiamo aumentare i costi ai consumatori».

Ne è convinto Giuliano Canella, responsabile acquisti freschi di Alì S.p.A., ormai unanimemente riconosciuta come una delle migliori insegne italiane (appartenente al Gruppo Selex) quando si parla proprio del reparto ortofrutta, vuoi per la profondità assortimentale che per la cura dell’esposizione delle tante referenze presenti. Il reparto ortofrutta è probabilmente il fiore all’occhiello di una catena nata 48 anni fa a Padova e che oggi conta 113 punti vendita tra Veneto ed Emilia Romagna.

Alla ricerca di una “sostenibilità sostenibile”

«Noi da tempo pensiamo che il tema della sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale ed economica sia un valore importante da perseguire» continua Canella, ricordando alcuni progetti che da tempo l’azienda porta avanti e che si inseriscono all’interno di questo filone, certamente di tendenza in questo momento. «Si tratto di affrontare con convinzione, per esempio, temi riguardanti il sociale e il territorio. Siamo stati i primi, in ambito ortofrutticolo, a sostenere la fondazione Umberto Veronesi con la vendita dei limoni Citrus, ad esempio: una parte del ricavato delle vendite di questi prodotti consente di sostenere la ricerca della Fondazione». Rimanendo sempre nell’ambito della sostenibilità sociale, Canella cita poi con orgoglio anche il progetto che vede l’insegna di famiglia collaborare con l’Università degli Studi di Padova per valorizzare il patrimonio artistico e culturale della città natale della catena. «Stiamo portando avanti sul territorio una linea di insalate biologiche di IV gamma, “Gli Orti per Padova”, che prevede, anche in questo caso, che una parte del ricavato venga devoluto per sostenere l’Orto Botanico dell’Università di Padova, attraverso il finanziamento dell’impianto di illuminazione della parte storica».

Il reparto ortofrutta, un’eccellenza per valorizzare i progetti rivolti alla sostenibilità

Insomma, secondo Canella, il reparto ortofrutta può essere un volano importante per intraprendere attività concrete rivolte alla ricerca della sostenibilità, che a loro volta si inseriscono all’interno di una filosofia aziendale che dà molta importanza a questo reparto. «La nostra politica aziendale è rivolta da sempre alla freschezza e al servizio, anche grazie ad un personale sempre molto attento, preparato e disponibile, altro elemento distintivo di questo reparto». L’incidenza del reparto ortofrutta, non a caso, si attesta su livelli molto alti se confrontati a quelli medi del settore settore. «Sì, siamo sul 14,50% come media del totale delle vendite (nel 2016 eravamo al 13,7%) e la quota di mercato del gruppo si attesta oggi in Veneto al 17%. Frutta e verdura sono sempre più strategiche per la nostra azienda – continua Canella – tanto che in alcune strutture di grandi dimensioni, superiori a duemila metri, la fetta del reparto arriva al 17%, con un picco in alcune superette del 20%».

Packaging sostenibile? «Ci stiamo lavorando, ma attenzione a demonizzare la plastica»

Sul fronte della sostenibilità ambientale Canella ricorda come grazie a degli interventi messi in campo per limitare l’impatto delle attività, «nell’anno 2018 sono state risparmiate all’ambiente 545 tonnellate di emissioni di CO2 ed ad oggi sono stati messi a dimora dall’azienda in collaborazione con i clienti più di 13.000 alberi nell’ambito del progetto We Love Nature».

Ma il packaging, forse il tema più ricorrente in questo periodo quando si parla di sostenibilità in generale, soprattutto nella grande distribuzione e quindi nel settore ortofrutticolo? «Stiamo attraversando una fase di cambiamento e studio. Stiamo cercando di capire dove e cosa cambiare. C’è tanta confusione, in realtà, in giro e io non voglio demonizzare l’uso della plastica: in ortofrutta ha dato e dà tanto per proteggere i prodotti e mantenere la loro qualità dando garanzie ai consumatori». Nonostante questo la sperimentazione, con alcune referenze, sull’utilizzo di imballaggi alternativi alla plastica è in atto anche casa Alì. «Stiamo sondando qualcosa, naturalmente: ad esempio, stiamo testando per i pomodori l’utilizzo di cassettine di legno da circa un chilo».

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