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Coworking Bestack

Packaging iconici, una leva poco usata in ortofrutta

Facilitano lo storytelling e sono strumenti di segmentazione e posizionamento, ma nel nostro settore latitano

Una scatola che vende da quasi 150 anni, un sacchetto che diventa tubo, un triangolo che resiste da più di 40 anni. Lucia Pellegrini, project manager di Bestack, nel suo articolo per la newsletter settimanale del Consorzio, parla di packaging (di cartone, oviamente!) iconici e senza tempo. Ci sono, infatti, confezioni che non passano mai di moda e restano riconoscibili per tutti. Packaging che sono riusciti nella funzione più delicata e al tempo stesso strategica che viene loro attribuita: la percezione del marchio.

Perché si dice color Tiffany

E’ il caso di Tiffany & Co. con le sue scatole color turchese che sono diventate un simbolo globale di lusso e raffinatezza da quando le introdusse per la prima volta, nel 1878. La tonalità blu uovo di pettirosso ora è chiamata Tiffany Blue ed è un colore registrato con il proprio codice Pantone 1837, l’anno di fondazione dell’azienda.

Bianco e nero per Chanel N.5

La scatola bianca e nera del profumo ricorda la semplice eleganza con cui Coco Chanel ha rivoluzionato il mondo della moda ed è disponibile in differenti dimensioni per adattarsi ai diversi articoli, mantenendo la coerenza nell’esperienza del cliente. La scatola di Chanel è così desiderata che esiste persino un mercato dell’usato!

Capirci un tubo

Anche il tubo delle patatine Pringles si distingue per il suo packaging unico. Creato nel 1966, è realizzato al 90% da carta riciclata e da un sottile strato di plastica per proteggere il contenuto dall’umidità. Ma è il design innovativo a renderlo anche oggi una confezione insolita per le patatine.

Toblerone, il triangolo sì

Indimenticabile, poi, e insostituibile è la scatola triangolare del Toblerone, la tavoletta di cioccolato dalla forma davvero unica che risulta protetta e facile da distinguere grazie a uno dei design di packaging più singolari. E poi, ancora, la scatola di Amazon – relativamente recente, eppure molto presente nel nostro quotidiano – e la confezione rossa e gialla Happy Meal inventata alla fine degli anni ’60 da McDonald’s per attirare più famiglie con bambini nei suoi fast food.

E in ortofrutta? Qual è il packaging più iconico?

L’argomento packaging è caro a Bestack, ma non solo. Anche in ortofrutta, infatti, si inizia a ragionare su come migliorare la propria offerta e come costruire valore attraverso il packaging. Un ruolo che, peraltro, è cresciuto in modo significativo negli ultimi anni per effetto della pandemia da Covid-19. Per Coop Italia, ad esempio, la quota di confezionato in ortofrutta è del 60%, contro il 40% dello sfuso. “Partivamo da un 40% di confezionato che aumentava di un punto percentuale ogni anno, poi è arrivato il Covid che ha fatto balzare la quota di 12 punti in un solo anno – ha spiegato il responsabile freschissimi, Claudio Mazzini in un recente convegno a Ecomondo – Oggi questa tendenza si è consolidata, anche perché il prodotto confezionato porta con sé una serie di vantaggi”.

Imballaggi parlanti

Se ci focalizziamo sull’aspetto comunicativo, il vantaggio è certamente legato allo storytelling, il racconto del prodotto: dall’origine alle peculiarità, dalle occasioni di consumo all’utilizzo in cucina. Poi c’è la citata creazione di valore. Oggi il packaging è sempre più strumento di segmentazione dell’offerta e di posizionamento: imballaggi preziosi contengono prodotti altrettanto preziosi.

Riassumendo, le confezioni sono fondamentali per essere riconosciuti subito, a colpo d’occhio. Quando fa la spesa il consumatore ancora predilige prodotti che a prima vista sembrano affidabili, gustosi o, semplicemente, belli. Il primo approccio resta estetico, poi arrivano il prezzo e altri fattori, ma il modo in cui il cibo viene confezionato può decretare il successo (o l’insuccesso) della vendita. Eppure, a parte pochissimi esempi, i packaging iconici in ortofrutta latitano, non entrano nell’immaginario collettivo delle persone. Solo colpa della mancanza di fantasia, di investimenti o, piuttosto, il crederci (ancora) troppo poco?

In collaborazione con Bestack

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