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Fruttivendoli e non solo

Kathay. Nel cuore della China Town milanese, frutta e verdura asiatica

Il 50% dei clienti sono italiani, le referenze da tutto il bacino asiatico. Ci guida Jun Jie Sun

Se siete alla ricerca di frutta e verdura esotica, fresca, nel cuore della China Town milanese, nel quartiere che si sviluppa intorno alla celebre via Paolo Sarpi, è possibile imbattersi in molti negozi alimentari dall’assortimento più o meno variopinto. Ma il nome da segnarsi è soprattutto uno: Kathay. Esiste, in via Rosmini, dal 1989: «All’inizio la nostra offerta era limitata e si rivolgeva prettamente agli immigrati cinesi. Poi abbiamo allargato l’assortimento con prodotti provenienti da tutta l’Asia e anche dal Sud America». Chi ci guida tra colori, forme e varietà non facilmente reperibili tutte in un unico punto vendita, come in questo grande negozio di “alimentari e oggettistica da tutto il mondo”, così recita l’insegna, è un ventitreenne di nome Jun Jie Sun, nato a Milano, laurea in Bocconi, master in International Business a Londra, che aiuta i genitori nella gestione di una macchina molto più complessa di quanto possa apparire: «Importiamo direttamente quasi tutto quello che si trova qui, compresa frutta e verdura, che parte il lunedì dalla Thailandia e arriva in negozio il mercoledì».

Il 50% dei clienti sono italiani, poi filippini e naturalmente cinesi. «A valore, ovviamente, i cinesi sono i clienti che pesano di più, anche perché facciamo quasi il 40% del fatturato con la ristorazione cinese locale che acquista da noi molta frutta e verdura». Qui possiamo trovare il mangosteen oppure il melone amaro – «da tagliare a fette e cucinare con la carne» -, l’erba cipollina cinese – «piace moltissimo ai cinesi e si cucina con l’intestino di maiale e il sangue» -, il Kang-Hong, una verdura che si salta in padella con olio e aglio, il Lotus – «una verdura che si fa in brodo con le puntine di maiale», e ancora il Day Kon (la rapa cinese da preparare in brodo), il Bardone Maggiore, vale a dire le melanzane cinesi.

Tra la frutta c’è molta richiesta di Dragon Fruit – «tagliato diventa un kiwi bianco dal gusto leggero» e di mango giallo thailandese:«C’è una domanda altissima e i produttori non riescono a colmare le richieste. Se, per esempio, ne ordiniamo 120 kili, ne arrivano la metà». Sui prezzi incide ovviamente non solo il trasporto, ma anche lo sdoganamento e le spese di spedizione: «Per esempio se il mango thailandese all’origine costa 1,10 euro al kilo, qui in negozio si vende a 13 euro al kilo e la marginalità è molto bassa».

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