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Prodotti Dop e Igp, + 70% di fatturato in dieci anni

marchi dop igp

Il cibo di qualità fa sempre più gola, tanto che nel corso degli ultimi dieci anni la crescita del fatturato per i prodotti Dop e Igp si attesta al 70%. E’ questo quanto è emerso ieri a Firenze nel corso del workshop “Indicazioni geografiche e sviluppo del territorio”, promosso dalla rete rurale di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), con la collaborazione della Regione Toscana.

“In Italia – rileva una nota degli organizzatori – le Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) sono 818: di queste 295 riguardano l’area “cibo” mentre la maggioranza (523) è dei marchi connessi al vino. Negli ultimi dieci anni queste indicazioni geografiche sono aumentate del 40% (erano 584 nel 2007). Notevole anche il giro di affari: il fatturato di Dop e Igp è stimato da Ismea in 14,8 miliardi di euro così distribuiti: 6,6 per l’area cibo e 8,2 per quella vino. Numeri che hanno permesso di allargare il peso complessivo del fatturato di queste produzioni su quello generale: ora è pari all’11%. Una cifra che si raddoppia (22%) se si prende in considerazione il solo export: è oltre frontiera che vengono destinate quote molto significative delle produzioni provenienti da indicazioni geografiche: 8,4 miliardi sui 14,8 complessivi (3,4 per i marchi “Food”, 5 per quelli “Wine”).

La Toscana è molto ben rappresentata: 31 sono le Dop e Igp del comparto cibo (16 Dop e 15 Igp), 58 di quello vino. Dentro ci sono tanti sapori e profumi di Toscana: salumi e farine, formaggi e castagne, carni e vari tipi di olio, ma anche cantuccini e panforti.

“La sfida delle indicazioni geografiche è esattamente la nostra: cioè quella di tenere insieme la qualità dei prodotti e dei processi, certificata da un disciplinare di produzione con la storia, la cultura, la tradizione del territorio che lo esprime”, ha evidenziato l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi. “I marchi Dop e Igp – ha proseguito – sono un traino importante per tutta l’economia locale che può fruirne direttamente, con i produttori locali, o investendo in attività connesse al turismo o ai servizi. La giornata di oggi è quindi estremamente utile per dare indicazioni preziose e aumentare anche l’efficacia delle politiche pubbliche orientate verso il settore. I dati che ci sono stati mostrati sono incoraggianti: questa scelta va quindi sostenuta e rafforzata. Il tutto tenendo sullo sfondo, ma ben presente, anche una preoccupazione, legata alle prime indicazioni che ci vengono da Bruxelles sulla Pac post 2020. I tagli ipotizzati (intorno al 17%) potrebbero incidere pesantemente sulle politiche regionali future anche in quest’ambito. E’ necessario che tutti gli attori coinvolti si facciano sentire per modificare questa impostazione”.

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