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Retail

Mdd, vola il fatturato (+9,4%). “Guadagnerà ancora più spazio”

Quota di mercato 20,8%. Braccio di ferro con l’industria di marca. Pedroni: “Un problema i listini, non rallentano”

Cresce di un punto percentuale la quota di mercato dei prodotti a marchio del distributore (Mdd), ora al 20,8%, molto di più il fatturato con una stima di chiusura del 2022 a 12,8 miliardi, +9,4% rispetto al 2021. Sono le prime anticipazioni che emergono nel consueto incontro organizzato da ADM, Associazione Distribuzione Moderna, a ridosso di Marca, la fiera dedicata ai prodotti a marchio del distributore della Gdo, che si terrà nei padiglioni di BolognaFiere il 18 e 19 gennaio.

Le crisi spingono i prodotti a marchio

“In occasione delle grandi crisi, la marca del distributore cresce e strappa punti percentuali”, sostiene Valerio de Molli, managing partner & Ceo di The European House – Ambrosetti, che per il sesto anno ha realizzato il position paper che verrà illustrato nella sua interezza durante l’appuntamento bolognese. 

Secondo il manager basta osservare la crescita del fatturato di questi prodotti, ad esempio nel 2009, 2011, 2020 e ora nel 2022, a ridosso di grandi crisi come quella finanziaria causata dal crollo dei mutui subprime, oppure quella di poco successiva dovuta al debito sovrano, e infine le ultime relative alla pandemia e quella che stiamo vivendo, figlia di un mix micidiale che unisce inflazione, guerra, costi energetici e delle materie prime. 

Quando diminuisce il potere di acquisto delle famiglie, i prodotti a marchio, che come ha ricordato il presidente di ADM, Marco Pedroni, costano in media tra il 25 e il 30% in meno rispetto a quelli della marca privata, guadagnano più spazio. “La marca del distributore garantisce un servizio e rappresenta un’opportunità per quelle 1500 imprese che ne sono l’ossatura”.

Negli ultimi anni, la marca del distributore è cresciuta tre volte rispetto all’industria alimentare e pesa il 60% della crescita di questo comparto. Dal 2003 al 2021, gli 8,5 miliardi generati in più dalle private label sono pari alla somma dell’export agroalimentare italiano nel 2020 verso due destinazioni fondamentali come Stati Uniti e Regno Unito. A questo bisogna aggiungere come “le aziende con incidenza delle MDD sopra l’80% hanno avuto un tasso di crescita superiore al resto della media dell’industria alimentare italiana”.

La Gdo come argine agli aumenti

Nel position paper di quest’anno, dal titolo “L’Italia di oggi e di domani: il ruolo sociale ed economico della Distribuzione Moderna” viene delineato anche il ruolo fondamentale del settore distributivo italiano nella filiera agroalimentare, attraverso alcuni dati che ne sottolineano il peso a livello sociale ed economico. La Gdo, che è responsabile dell’80% degli acquisti agroalimentari italiani, ha consentito secondo il rapporto di fungere da scudo agli aumenti in quest’ultimo anno, assorbendo fino a 77,4 euro al mese della spesa alimentare per le famiglie italiane. La Gdo, inoltre, contribuisce al valore aggiunto italiano per 52 miliardi ed è il 6° settore economico per crescita occupazionale, il quarto nel Meridione. 

La difficile trattativa con l’industria di marca

Tutti dati che confermano il ruolo sempre più strategico delle private label, complice anche la delicata situazione congiunturale, ormai prossima alla recessione, ma che non consentono, comunque, di dormire sonni tranquilli. Il tema dell’aumento dei listini dell’industria è sempre attuale e delicato perché, come ha ricordato Pedroni, i prodotti dell’industria di marca rimangono comunque essenziali nella proposta dei supermercati rispetto a quella dei discount. “Noi non abbiamo chiesto il blocco dei listini – sostiene il manager di Coop nella veste di presidente di ADM – ma nel momento in cui ci sono segnali di rallentamento dei costi delle materie energetiche, chiediamo di prenderci del tempo per vedere come impostare gli accordi. Stiamo però trovando poca disponibilità dalle associazioni di settore, mentre a livello singolo, ognuna delle insegne trova più soluzioni. Non si tratta di mettere la croce su nessuno, ma  si tratta di porre un tema a tutto il sistema agroindustriale e al governo”.

Un tema, quest’ultimo, che continuerà a scaldare gli animi, nell’impossibilità di riversare sui consumatori tutti gli aumenti che l’industria chiede. Anche perché i margini della Gdo nel 2022, quando usciranno i dati definitivi , secondo Pedroni  saranno vicini allo zero, se non addirittura negativi. “Ci sono momenti storici nei quali la Gdo deve svolgere una funzione, e questo è uno di quelli”. Richieste al governo? “Il sostegno dei redditi medi e medio bassi. Servono iniziative di abbassamento del cuneo fiscale e dell’iva sui prodotti di base” conclude il presidente di ADM.

Nella foto in alto, da sinistra: Brunella Saccone, direttore agroalimentare e Vini di Ice, Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaGiere Group, Marco Pedroni, presidente ADM, Valerio De Molli, managing partner & Ceo di The European House – Ambrosetti

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