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Retail

Retail, McKinsey: “Puntare su talenti e proteine alternative”

Gli esperti internazionali consigliano anche di diversificare l’offerta in base ai prezzi e alla sostenibilità. L’e-commerce crescerà

Un podcast per indagare il rapporto tra consumatori e retail a livello mondiale. E’ il lavoro di McKinsey, società internazionale di consulenza manageriale che, grazie al confronto tra tre esperti, ha delineato i trend della vendita al dettaglio di generi alimentari.

I protagonisti sono Bill Aull, alla guida dell’ufficio di McKinsey a Charlotte, nella Carolina del Nord, il quale ha scattato la fotografia di quanto sta accedendo negli Stati Uniti; Dymfke Kuijpers, a capo della sede di Singapore che ha riferito circa i comportamenti dei consumatori asiatici; Daniel Läubli, basato a Zurigo (Svizzera), il quale ha riferito indicazioni e tendenze del mercato europeo.

Il campione

I tre esperti hanno basato i propri commenti sui risultati di un sondaggio condotto su un campione di oltre 30mila consumatori e 100 Ceo del mondo del retail.

Il dibattito è partito da una considerazione: complice anche la pandemia, la vendita al dettaglio di generi alimentari sta cambiando rapidamente sia in termini di preferenze del consumatore, sia in termini di strategie delle insegne.

E-commerce in sviluppo, soprattutto in Europa

A dimostrarlo è sufficiente un dato: se a dicembre 2019 la percentuale delle vendite di generi alimentari e-commerce nel mercato statunitense era leggermente inferiore al 4%, nel 2030 si prevede che raggiunga quota 25 per cento.

La stessa tendenza si registra anche in Europa, dove il ricorso agli acquisti online, tra pochi anni, potrebbe essere superiore al dato americano: si prevede una quota maggiore del 30% nel Regno Unito, in Francia e nei Paesi Bassi.

e-commerce

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“La spesa online si sta sviluppando e diversificando in svariate forme, esattamente come è accaduto per la spesa nei punti di vendita fisici – commenta Läubli – Oggi i consumatori differenziano i loro acquisti in diversi negozi online, come fanno anche per gli offline. Per la buona riuscita del canale è importante affinare la proposta di valore e indirizzare i clienti verso determinate occasioni di acquisto“.

In questo scenario, concordano gli esperti, l’eccellenza operativa e l’automazione sono e saranno la leva più importante per aumentare la redditività.

Attenzione al valore, alla sostenibilità e agli aspetti nutrizionali

In generale, in tutte le aree geografiche considerate dall’indagine, i consumatori chiedono prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale, che siano anche validi dal punto di vista nutrizionale e che, in ultima analisi, non abbiano costi esorbitanti, poiché cresce l’attenzione ai prezzi. Si tratta di tre aspetti spesso in conflitto tra loro.

“L’inflazione sta colpendo tutti i consumatori – riassume Daniel Läubli – Diversamente dall’inizio della pandemia, quando i consumatori pensavano solo al problema della disponibilità di prodotto, oggi chi fa la spesa si preoccupa, molto, del valore“.

Secondo il quadro tracciato da Läubli, in Europa, i consumatori starebbero negoziando al ribasso: sono diventati più sensibili al prezzo e acquistano più private label. Sono però attenti anche ai prodotti più sostenibili, sani e premium: “Cercano sempre di più le promozioni”, precisa.

Una scelta difficile

Durante il confronto agli esperti è stata posta una domanda per molti aspetti complessa. “Qual è il consiglio per i Ceo?”. Per Daniel Läubli “dovrebbero fare mosse coraggiose per adattare la loro offerta ai cambiamenti drammatici a cui stiamo assistendo, come la polarizzazione dei consumatori”.

Per Bill Aull, invece, il segreto è “investire nel personale, nei talenti. Per affrontare l’evoluzione del settore, c’è bisogno di molta leadership – argomenta – Incoraggerei a investire in tutti i comparti, centri aziendali, negozi, uffici”.

D’accordo Dymfke Kuijpers, che ribadisce: “Occorre investire nelle capacità. Ciò di cui sono molto entusiasta è la velocità con cui vengono create nuove attività. In questo senso l’Asia ha qualcosa da insegnare al resto del mondo”.

Le proteine alternative sono il futuro

Infine una riflessione corale sulle proteine alternative, ritenute un’importante sfida in tutti i mercati.
“I gusti continuano a essere locali – commenta Dymfke Kuijpers – Quindi i rivenditori, proprio come per i pasti pronti o pronti da cucinare, giocheranno un ruolo essenziale nel plasmare la categoria. In Asia si tratta di una categoria che sta muovendo i primi passi, ma a cui è bene prestare attenzione”.

“Sono pienamente d’accordo – dichiara Daniel Läubli – Le proteine ​​alternative sono il prossimo campo di battaglia. I consumatori sono sempre più consapevoli del ruolo della produzione di carne e latticini in termini di emissioni totali di gas serra a livello globale e non a caso, in Europa, stanno nascendo molte start-up nel settore delle proteine alternative“.

“Stanno diventando una categoria paragonabile all’ortofrutta – conclude Kuijpers – Frutta e verdura sono da sempre un grande fattore di differenziazione nei punti di vendita, le proteine ​​alternative potrebbero avere lo stesso destino”.

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