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Prodotti

Anguria reggiana Igp: ottima annata

I produttori del Consorzio hanno faticato per il clima estremo ma il caldo torrido ha spinto i consumi e le quotazioni

Ottima campagna per l‘anguria reggiana Igp nonostante la lotta contro il tempo, anzi le conseguenze negative dei cambiamenti climatici. “Ci sono stati problemi di produzione ma pure  una buona domanda e commercializzazione. Si è sofferto il caldo torrido che blocca l’accrescimento, ma allo stesso tempo questo ha dato una buona spinta alle vendite”.

Parole di Mauro Torelli della Agricola Torelli e socio del Consorzio dell’anguria anguria reggiana Igp. La lunga esperienza degli agricoltori reggiani  ha permesso di gestire l’emergenza climatica e si è potuto così rispondere alla richiesta di mercato. “Giugno è stato un mese particolare, il prodotto c’era ma è partita dopo la vendita, solo quando è arrivato il caldo”.

L’anguria si vende ancora oggi sempre grazie al clima da bella stagione come ci hanno raccontato i tre rappresentanti del consorzio – Mauro Torelli, Marzia Vezzani dell’azienda agricola Terra e Anima che produce in biologico, Natalino Scarlassara – che hanno partecipato e animato una degustazione nello stand della Regione Emilia-Romagna durante la fiera Sana a Bologna. Ancora oggi c’è produzione grazie alla richiesta di mercato. Si è allungata la stagione: “Merito anche delle tecniche colturali come la solarizzazione con cui sterilizziamo il terreno e poi gioca un ruolo importante il clima. Siamo a circa quattro mesi di stagione – sottolineano i tre produttori – Trapiantiamo a marzo e a fine maggio abbiamo già il prodotto”.

Il mercato è soprattutto al nord

L’offerta e soprattutto per il mercato del centro nord: “Serviamo anche gli iper ma con le misure più piccole. Poi si forniscono i mercati all’ingrosso più importanti come Bologna, Milano, Verona, Padova, Brescia, Bergamo, Empoli, Cesena, Firenze ma una parte importante del prodotto viene venduta direttamente dal produttore attraverso il sistema dei chioschi ben presenti nella provincia reggiana”.

Anche la senza semi

E poi le novità: “Stiamo iniziando la produzione della senza semi, la sperimentiamo da 15 anni e trovato e varietà che vanno bene da due/tre anni”. L’Igp ha funzionato? “A livello percepito senz’altro, ha aumentato il valore del prodotto”.

Durante la degustazione e presentazione del prodotto al pubblico di Sana si è sottolineata la cura per raggiungere l’eccellenza. “Se si cerca un’anguria dolce è quella col nostro bollino, sinonimo di bontà. Merito dell’alto grado zuccherino almeno 11 gradi Brix per la tonda e 12 per l’ovale e l’allungata, poi la polpa croccante e soda che contiene potassio, magnesio è un ottimo antiossidante come licopene”.

I rappresentanti del consorzio hanno spiegato l’origine di questa coltura e cultura conosciuta e praticata già dagli anni 20 del secolo scorso quando “il cocomero e melone zuccherini” vennero citati nella guida gastronomica del Touring Club italiano del 1931.

Una vocazione che fa riferimento a un capitale di conoscenze che ha permesso di ottenere altri alti standard qualitativi che hanno portato nel 2016 ad ottenere la certificazione Igp. L’unica anguria certificata in Italia e in Europa. C’è da osservare un rigido disciplinare per poter utilizzare il bollino. Un esempio: la lunghezza del peduncolo deve stare entro i 2/5 cm al massimo.

Come raccontano i produttori uno degli elementi fondamentali per garantire la qualità è  il metodo di conservazione, ovvero dopo la raccolta si mantiene all’ombra per almeno due giorni. Superata questa fase deve essere commercializzata e consumata entro 8 giorni. Se si  supera questo periodo si deve staccare il bollino. Non è più un’anguria reggiana Igp perché non assicura la qualità promessa. Quella che garantisce un buon ritorno economico, almeno quest’anno dove il prezzo lungo tutta la stagione è stato sostenuto e anche in questo periodo ha oscillato tra 0,80 e 1 euro il chilo. Un esempio di valorizzazione riuscita di un prodotto della tradizione e del territorio.

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