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Focus del mese Prodotti

Clementine di Calabria: i calibri bassi non piacciono alla Gdo

Salimbeni, presidente del Consorzio di tutela: “La domanda c’è, rese e qualità pure. Ma c’è poco prodotto con la giusta pezzatura”

Sul fronte clementine, quest’anno in Calabria il problema è la pezzatura dei frutti: inferiore al calibro 5 per via del caldo, non piace alla Gdo. E così ci si trova nell’assurda situazione in cui la domanda di clementine c’è, ma le dimensioni di quanto raccolto finora non soddisfano i canoni a cui è abituato il consumatore, e così si fa fatica a collocare sugli scaffali il prodotto. E, se si riesce, i prezzi sono bassi, di certo inferiori alla scorsa stagione. Questo, in sintesi, è lo scenario descritto da Giorgio Salimbeni, presidente del Consorzio di tutela delle Clementine di Calabria Igp: “La Gdo è sempre più esigente – esordisce – Non si riesce a valorizzare il prodotto, il rischio è che la stagione non vada come dovrebbe”.

Il che rappresenterebbe un rischio non solo per il consorzio – che conta una superficie complessiva a clementine di 800 ettari – ma per la Calabria tutta, che ha un peso produttivo pari a circa 400mila tonnellate l’anno.

La stagione procede a rilento

“Quest’anno la stagione è in ritardo per via dell’andamento climatico – spiega il presidente – La primavera è stata fresca, l’estate calda. Il problema è il perdurare delle temperature alte, ancora oggi al di sopra della media stagionale: da quando è iniziata la raccolta, possiamo lavorare non più di cinque ore al giorno, contro le sette abituali. Altrimenti il rischio, per via del caldo, è di danneggiare i frutti”.

Il calibro basso, oltre a non essere gradito alle insegne, ha un altro problema, quello dei costi di raccolta: “Per riempire una cassa occorrono più clementine – riferisce Salimbeni – Il che fa lievitare i costi della manodopera. In tutto questo, il mercato non sta rispondendo come dovrebbe: poiché le clementine piccole non piacciano, la remunerazione per i produttori è bassa“.

Piccoli, ma buoni

C’è dunque un surplus di prodotto che non piace ai buyer, nonostante, a quanto riferito dal presidente, si tratti di un prodotto di buona qualità: “Quest’anno le clementine sono particolarmente gustose – racconta – E anche i volumi sono superiori a quelli dello scorsa stagione, compromessa dalla cascola dei frutti. Se la stagione andrà avanti così, ci attesteremo su una produzione media, che stimiamo intorno alle 25 tonnellate per ettaro”. Insomma, non i numeri del 2018 (produzione record di 40 ton/ha), ma nemmeno le 15 tonnellate dello scorso anno.

Il rischio di un circolo vizioso

Riassumendo, al momento, la domanda di clementine da parte del consumatore c’è ed è in crescita, ma non si riesce a soddisfare perché c’è poco prodotto con il giusto calibro. Cosa succederà nelle prossime settimane? “A questo punto – conclude – c’è solo da sperare che non piova: la buccia dei frutti è molto stressata dal caldo e la pioggia sarebbe deleteria. Ci auguriamo che il clima secco perduri e che i supermercati entrino nell’ottica del prodotto con calibro inferiore, ma di ottima qualità. Altrimenti, il rischio è che le clementine si trasformino in un prodotto elitario“.

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