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Finger lime, l’agrume che dà valore a tutta la filiera

FingerLime_Macfrut

Cresce la produzione del “caviale di agrumi”, presente in Gdo così come nei piatti degli chef stellati. Ed ora spazio anche al trasformato con cioccolatini e crema spalmabile

In natura ne esistono 1500 varietà, ma in Italia se ne coltivano, in questo momento, circa una dozzina tra Sicilia, Calabria e Lazio. «In totale ci sono 3500 piante che, a pieno regime, producono 5 tonnellate di prodotto all’anno, ma l’obiettivo è quello di crescere». Si chiama Finger Lime (vedi qui il nostro articolo del 2017), il cosiddetto “Caviale d’agrumi“, e piano piano sta cominciando a farsi conoscere non solo dagli chef stellati, che lo utilizzano sempre di più per arricchire le loro preparazioni, quanto anche dal grande pubblico.

Marco Battaglia, vice presidente del Consorzio Finger Lime

Marco Battaglia, vice presidente del Consorzio Finger Lime

A fare il punto della situazione di questa coltura sbarcata dall’Australia in Italia e che riscuote sempre più interesse è Marco Battaglia, giovane produttore siciliano di Francofonte che abbiamo incontrato nello stand presente all’ultima edizione di Macfrut a Rimini, innamorato naturalmente di arance rosse, ma sempre di più anche di questo particolarissimo frutto, anch’esso appartenente alla famiglia degli agrumi.

Sono 12 i produttori in questo momento e, cosa non così scontata soprattutto nel meridione italiano, sono riusciti a fare squadra e a formare un Consorzio del quale Battaglia è vice presidente.

L’obiettivo da qui ai prossimi 5 anni è quello di arrivare ad una produzione di 10mila piante, stando sempre attenti comunque al rapporto tra domanda e offerta perché non dobbiamo svalutare un prodotto di grande pregio e che porta reddito agli agricoltori».

Sì, perché, l’obiettivo del Consorzio Fingerlime, che racchiude insieme tutta la filiera di questo prodotto unendo dal vivaista al produttore, dal trasformatore al commerciale, è quello di «garantire la miglior redditività attraverso una filiera corta ed integrata».

Gulam_CremaSpalmabile_FingerLime

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Oggi chef pluristellati e famosi come Enrico Bartolini del Mudec di Milano lo usano fresco e l’hanno inserito in alcuni piatti all’interno del menu, anche perché «riesce ad aumentare il valore di un piatto anche del 30%». Ricorda il caviale, a differenza del limone non cuoce i cibi tanto da essere perfetto, ad esempio, sulle ostriche, ma si presta anche ad essere trasformato. I cioccolatini, fatti con la scorza del fingerlime candita, sono già in vendita, ma in rampa di lancio c’è anche una crema spalmabile realizzata solo con cacao bio, zucchero di canna, fingerlime e acqua e che si chiamerà “gulam“, dal nome che davano anticamente in Australia a questo agrume.

La pianta soffre il vento, ma a parte questo è rustica e molto resistente, tanto che quando perde le foglie continua a svolgere la fotosintesi clorofilliana. Ama il clima mite e per ora ha trovato un habitat ideale in Sicilia, Calabria, ma anche a Cisterna di Latina dove si trova uno dei soci del Consorzio. Competitor? «Non l’Australia, terra d’origine, perché la loro produzione va da gennaio a giugno, mentre quella italiana da ottobre a marzo. Lo sono invece, a parità di periodo, i produttori della California, anche se secondo noi la qualità del nostro prodotto è decisamente più alta».

A Rimini il Consorzio ha anche vinto la medaglia d’argento del Macfrut Innovation Award 2018 (vedi qui) grazie ad un sistema di tracciabilità denominato “Dal campo alla tavola” che permette di immatricolare ogni pianta di finger lime. «Fornisce ai produttori una serie di dati tecnici e ai consumatori la garanzia di assoluta tracciabilità».

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