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Prodotti

Pomodoro. Italia al top nella produzione, fanalino di coda nell’export

PomodoroItaliaexport

L’Italia produce quasi 7 milioni di tonnellate di pomodoro ma ne esporta solo poco più di 100mila. “Costo della manodopera e poca aggregazione” ci spiega Massimo Pavan, presente a Düsseldorf alla prima edizione dell’European Tomato Forum

Bravi a produrre, molto meno ad esportare. È uno degli aspetti che più ci riguarda tra quelli emersi durante la prima edizione dell’European Tomato Forum che si è tenuto a Düsseldorf lo scorso 2 giugno. L’Italia è il principale produttore di pomodoro d’Europa con quasi 7 milioni di tonnellate, seguito dalla Spagna con poco più di 5 milioni. Secondo i dati presentati dall’AMI, co-organizzatore del Forum insieme alla rivista tedesca Fruchthandel Magazin, il nostro paese si inserisce anche tra i maggiori protagonisti del comparto a livello globale (sono 171 milioni le tonnellate di pomodoro prodotte nel mondo nel 2015) con il 3% della produzione mondiale, posizionandosi dopo Cina (31%), USA e India (10%), Turchia (7%) e Iran (4%).

Molti gli aspetti che sono stati evidenziati durante il forum, a partire dal fatto che il consumo di pomodoro in Europa negli ultimi anni stia crescendo nei paesi del Nord e come sia in atto un sostanziale aumento del prezzo medio, soprattutto per effetto dei trend di consumo che privilegiano i “piccoli pomodori” e quelli venduti in formato snack, sempre più presenti all’interno degli assortimenti dei retailer.

Sul fronte dei flussi commerciali, escludendo la rotta Messico – USA/Canada, le maggiori esportazioni si concentrano all’interno dell’area EU, mercato che esporta solo il 6% verso Paesi extra europei e importa il 17% del totale per un saldo negativo di 365 mila tonnellate di prodotto.

Export pomodoro. L’Italia arranca

Nonostante il mercato del pomodoro sia certamente un settore attrattivo e l’Italia rappresenti uno dei principali protagonisti, osservando i dati dell’export si rimane certamente stupiti dal ruolo marginale occupato dal nostro Paese. Pur avendo ottenuto in diversi mercati prezzi medi di acquisto interessanti, per esempio in Germania un prezzo medio secondo solo al prodotto francese con 1,73 €, l’Italia con 105 mila tonnellate nel 2016 ha esportato quantità inferiori rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Se Spagna – 900 mila tonnellate di export – e Olanda – nei suoi dati però sono presenti una quantità significativa di re-export – sono nettamente in cima, ci superano però anche paesi come il Portogallo, la Francia, la Polonia ed il Belgio, nonostante producano circa 5 milioni di tonnellate in meno. Perché? 

Massimo Pavan, vicepresidente Consorzio Pomodoro di Tutela IGP

Massimo Pavan, vicepresidente Consorzio Pomodoro di Tutela IGP

“Nonostante la riconosciuta qualità superiore del prodotto italiano, gli elementi principali della perdita di competitività dell’Italia nei mercati esteri sono l’alto costo della manodopera e l’impossibilità di raggiungere livelli di aggregazione sufficienti” ci spiega Massimo Pavan, vice presidente del Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino IGP, intervenuto al congresso tedesco (tra le presenze italiane anche due aziende sponsor: Farris e Ilip). “La strategia del Consorzio ha preso di conseguenza una maggiore focalizzazione sul mercato italiano e una gestione più efficiente della pianificazione produttiva che eviti picchi di produzione che fanno abbassare il prezzo”.

Italia e Spagna sono accomunate dal possedere dinamiche di consumo del pomodoro differenti rispetto agli altri Paesi europei: in entrambi i casi il consumo è nettamente superiore sia in termini di penetrazione del mercato che di quantità per nucleo familiare (22 kg all’anno per l’Italia e quasi 30 in Spagna). Sono anche mercati molto più stagionali, consumano varietà più tradizionali e riconoscono un prezzo medio più basso: per esempio, la quota di mercato dei “pomodori piccoli” in Italia è meno di 1/5 di Germania, Svezia, Danimarca e Olanda.

Tra i competitor, non solo italiani, dello scenario europeo secondo Pavan bisogna tenere sempre più in considerazione il ruolo che giocheranno i paesi dell’Est, anche oggetto di analisi durante il convegno:

In Polonia e in Germania crescono produzioni in serra, anche se sono sempre meno sostenibili a causa del riscaldamento e delle illuminazioni. Sono serre molto diverse da quelle utilizzate in aree più vocate come quella di Pachino. Qui, infatti, svolgono la funzione di amplificare gli effetti delle migliori condizioni pedo-climatiche senza però aumentare l’impatto ambientale del prodotto stesso”.

Grandi sfide e grandi opportunità, anche per l’Italia

Una categoria, quella del pomodoro, che continua ad avere un ruolo centrale nel reparto ortofrutta e nel quale ci sono ancora ampi margini di miglioramento, come ci conferma al termine dell’evento Kaasten Reh, organizzatore dell’European Tomato Forum:

L’evento ha dimostrato che la categoria ha ancora enormi potenzialità. Tuttavia è necessario che l’intera filiera sia sempre innovativa, facendo scelte in linea con i gusti del consumatore. I gusti sono molto eterogenei e variabili, i consumatori si aspettano sempre qualcosa di nuovo e per questi molteplici gusti di consumatori diversi, l’offerta deve essere opportunamente personalizzata. Questo è possibile grazie al grande numero di varietà. Questa è ovviamente una sfida importente: il settore deve sempre essere aggiornato e rimanere innovativo.

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