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Prodotti

Piccoli ma complessi. ABL, l’efficienza italiana per la IV gamma della frutta

Hanno resistito al terremoto del 2012 ed oggi continuano a essere un partner efficiente, soprattutto all’estero

Un piccola azienda, ma altamente specializzata e con un mercato, e relative complessità, simili a quella di una multinazionale. L’Italia è piena di storie simili, che però assumono connotazioni quasi eroiche quando di mezzo ci si mette anche un evento come il terremoto. «Avevamo dei contratti da onorare e degli operai, che magari avevano perso la casa ai quali non rimaneva che il lavoro per poter guardare avanti».

Daniela Ascari si occupa, con il padre Carlo e il fratello Luca, di marketing e vendite nell’azienda di famiglia, la ABL, leader in Europa nella produzione di macchine per la lavorazione delle mele e al tempo stesso con un alta specializzazione per quelle dedicate alla IV gamma di frutta. Dopo il tremendo terremoto che ha colpito nel maggio del 2012 l’Emilia Romagna hanno ricominciato da zero cambiando stabilimento e trasferendosi da Cavezzo a Villavara di Bomporto, sempre in provincia di Modena. «Mio padre, prima di scegliere la nuova sede, l’ha fatta visionare anche ai dipendenti, perché secondo lui dovevano essere anche loro d’accordo».

È un mercato particolare quello della IV gamma della frutta in Italia, certamente secondario rispetto al re del settore che riguarda soprattutto le insalate in busta. “È una questione di mentalità, di consuetudini, certamente all’estero sono più propensi a consumare frutta fresca già tagliata”. Non è un caso, quindi, come la vocazione all’export sia una delle caratteristiche principali del business dell’azienda: «Noi esportiamo i nostri macchinari per il 30% negli USA, per il 50% in Europa, mentre il 20% rimane in Italia». La collaborazione con i produttori, nella creazione di macchinari molto delicati, complessi e sofisticati, come quelli che lavorano la frutta fresca per la IV gamma, richiede grande collaborazione con il cliente finale ovviamente: «Anche se bisogna dire che in Italia, la burocrazia e regole spesso non chiare o non fatte per le vere esigenze di chi poi produce, rende la vita molto più difficile rispetto all’estero dove c’è maggior armonizzazione».

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