30 aprile 2020

Veronamercato: export perde 20%, ansia per calo turisti

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A Verona l’export è calato del 20%, il mercato interno ha retto bene, in picchiata le pochissime aziende specializzate nel rifornimento delle mense e del catering. Quasi bene. Ma al Centro agroalimentare veneto guardano con attenzione e ansia al  settore turistico. Se a giugno le strutture ricettive e delle ristorazione della città,  del lago, delle colline e della montagna non riapriranno ci sarà una perdita consistente per gli operatori ortofrutticoli veronesi.

Il direttore Paolo Merci spiega i numeri del Centro agroalimentare durante il lockdown

Paolo Merci, direttore del Centro agroalimentare di Verona

La fotografia del Centro agroalimentare ai tempi del coronavirus è stata scattata per myfruit.it dal direttore Paolo Merci che resta prudente sul futuro,  ma sottolinea: “Non abbiamo mai chiuso e abbiamo assicurato il servizio di approvvigionamento e distribuzione di beni e servizi essenziali”. Sempre al lavoro.

Il calo si registra nell'export: una caduta del 20% ma regge e compensa il mercato interno

Il problema più rilevante per gli operatori di Verona sono gli scambi con l’estero: “C’è stata una battuta d’arresto per l’export, abbiamo rilevato una contrazione del 20%. I nostri mercati  principali sono Austria, Germania e i paesi nordici”. Sul dato incidono i problemi al Brennero: ”Nei primi tempi si sono registrate difficoltà con gli autisti che avevano paura di non poter tornare indietro. I trasporti hanno subito una contrazione e quando si fermano o rallentano il fenomeno si ribalta su tutto il sistema. Senza dimenticare le chiusure anche nei paesi esteri”.

Crollato il mercato  di mense, ristorazione e catering

Un altro calo evidenziato, ma non preoccupante nei numeri complessivi del sistema è quello relativo alle aziende super specializzate nel catering: “Sono tre  quelle che rifornivano mense, alberghi, ristorazione – spiega il direttore Paolo Merci  – e hanno visto crollare il loro mercato, fino al 80%. Un calo anche per chi nel mercato lavora con gli ambulanti”.

Tengono bene i negozi, i supermercati e la Gdo

Nell’economia generale del Centro agroalimentare regge bene il core business ovvero il mercato interno. “Vale un 60% ed è aumentato, anche se non ho ancora i dati. Quello che si è perso con gli ambulanti, per esempio,  si è compensato con i numeri importanti dei negozi e dei fruttivendoli”. Bene anche la Gdo, ma: “Ha caricato tanto nelle prime settimane, poi c’è stata una flessione, poi ha ripreso. Un movimento a fasi alterne, ma il settore tiene”.

Sui prezzi: “Nessuna speculazione al Centro agroalimentare”

Per quanto riguarda i prezzi la dichiarazione del direttore è senza se e senza ma: “L’andamento è stato condizionato dai volumi. Le fragole e gli asparagi costavano molto, poi con maggior prodotto i prezzi sono calati. Lo stesso discorso per cavoli e broccoli, ma possiamo tranquillamente affermare che fenomeni speculativi  all’ingrosso non ce ne sono stati”.

La vera paura arriva dalle prospettive negative per il  turismo urbano, montano  e del lago

La pandemia ha mutato l’attività e modificato il mix di vendite del Centro agroalimentare , ma il vero rischio per gli operatori veronesi arriva ora. “Lo abbiamo visto con il 25 aprile e il 1 maggio dove abbiamo registrato le prime difficoltà. Se la città, il lago, la montagna e le colline saranno frequentati dai turisti, nelle prossime settimane o da giugno,  vuol dire che le cose si saranno rimesse a posto, nonostante i sacrifici. Ma se il fenomeno delle chiusure e il freno al turismo perdura dovremmo fare dei conti”. L’ortofrutta spera in una flessione non troppo alta del mondo delle vacanze.

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