"Io faccio il mondo, widde widde come piace a me". La spensieratezza di Pippi Calzelunghe si trasforma in minaccia quando applicata alla politica di Donald Trump. Con i suoi "consiglieri fantasisti", il presidente americano sta plasmando il mondo a sua immagine, mettendo a rischio l'economia globale e generando allarme tra i rivenditori. Lo evidenzia Michael Schotten sul numero 14/2025 di Fruchthandel Magazin.
L'allarme dei mercati e la protesta popolare
I segnali di recessione negli Stati Uniti si intensificano, mentre i cittadini scendono in piazza per protestare contro le politiche di Trump. "Giù le mani", gridano, opponendosi a un'imposizione di tariffe punitive che sta causando incertezza sui mercati, aumento dei prezzi e un comportamento cauto dei consumatori. Il rischio di una nuova recessione globale, subito dopo la fine della precedente, è concreto.
L'impatto sull'ortofrutta: Ue e Usa nel mirino
Sebbene il commercio di frutta e verdura fresca tra Ue e Usa sia relativamente limitato (patate dolci, asparagi, pompelmi, uva, mele, pere, aglio, kiwi), l'organizzazione europea Freshfel lancia l'allarme. Le relazioni commerciali, con un valore di 300 milioni di euro, sono a rischio.
Gli Stati Uniti, scrive Schotten, stanno creando un sistema di tariffe unilaterali e non trasparenti, che discriminano l'accesso al mercato e minacciano di destabilizzare i flussi commerciali globali.
Effetti a cascata e mercati alternativi
L'incertezza generata dalle tariffe Usa, osserva Schotten, spinge gli esportatori a cercare mercati alternativi, con conseguente pressione sulle catene di approvvigionamento. L'Ue, pur essendo il più grande mercato d'importazione di ortofrutta, non potrà assorbire permanentemente i volumi dirottati da altri paesi. Paesi come Costa Rica, Honduras, Colombia e Guatemala sono già colpiti da tariffe reciproche su prodotti come banane, ananas e mango.
Insomma, secondo Michael Schotten e non solo, la situazione è critica e richiede attenzione.
Fonte: Fruchthandel Magazin