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23 settembre 2025

Succhi e conserve ortofrutticole, industria in allarme

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Il settore della trasformazione ortofrutticola sta vivendo un momento di forte criticità. 

Succhi, confetture, conserve, prodotti di IV e V gamma, nonché surgelati vegetali, pur registrando un fatturato estero in crescita dell’11,3% nel 2024 e un incremento dello 0,8% nel valore economico complessivo (salito a 4,82 miliardi di euro), si confrontano con problemi strutturali sempre più difficili da gestire: calo della produzione agricola, aumento dei costi, instabilità climatica e ora anche nuove minacce sul fronte del commercio internazionale.

Meno prodotto, più costi

L'analisi dello scenario evidenzia la fatica delle imprese agricole che, primo anello della catena, non stanno al passo con una realtà produttiva resa sempre più incerta. La crisi climatica, combinata all’introduzione di normative più restrittive sull’utilizzo dei fitofarmaci, ha peggiorato la diffusione di malattie e parassiti.

 Le rese diminuiscono e le coperture dei frutteti – un tempo rare – stanno diventando ormai la norma in molte campagne italiane. Alcune colture simbolo, come ciliegie e amarene, sono pressoché introvabili. I prezzi delle albicocche sono raddoppiati e anche le pesche, spesso legate a surplus produttivi, oggi risultano costose e scarsamente disponibili.

Con il costo della materia prima che può arrivare a incidere fino al 70% nel processo di trasformazione, i rincari si ripercuotono su tutta la filiera, aggravando le difficoltà di chi trasforma e distribuisce i prodotti finiti.

Le sfide ambientali e il paradosso della sostenibilità

A rendere ancora più complessa la situazione è la disconnessione tra le politiche agricole comunitarie e la realtà dei produttori. Gli obiettivi ambientali dell’attuale Pac, pur condivisibili, spesso non considerano l’impatto combinato della crisi climatica e delle emergenze fitosanitarie. Le gelate tardive, l’alterazione dei cicli stagionali e l’aumento degli insetti dannosi, favoriti da inverni più miti, mettono in ginocchio anche le realtà più virtuose. Intanto, i prodotti fitosanitari diventano più costosi, meno disponibili e spesso non più autorizzati, lasciando i produttori senza alternative efficaci.

Una nuova minaccia: accesso preferenziale per i prodotti americani

Un’ulteriore criticità arriva dalle recenti scelte politiche europee in materia commerciale. La proposta della Commissione europea di concedere l’accesso al mercato Ue senza dazi a una vasta gamma di prodotti ortofrutticoli trasformati provenienti dagli Stati Uniti ha generato forte preoccupazione nel settore.

Pertanto Profel, l’associazione che rappresenta i produttori europei di frutta e verdura trasformata, ha espresso una ferma opposizione alla proposta, sottolineando come la misura sia stata elaborata senza alcuna consultazione con l’industria. Secondo l’associazione, il piano metterebbe a rischio la tenuta economica del comparto e minerebbe gli sforzi dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e autonomia produttiva.

Il regolamento, se approvato, consentirebbe l’importazione a dazio zero di prodotti strategici come confetture, conserve di frutta, cipolle e altri ortaggi disidratati, cetriolini sottaceto, funghi surgelati, cavolfiori, broccoli, peperoni in scatola, asparagi e frutta in scatola. Per fare un esempio, il dazio sulle cipolle disidratate passerebbe dal 12,8% a zero, mentre i produttori europei continuerebbero ad affrontare tariffe fino al 29% per esportare gli stessi prodotti verso gli Stati Uniti.

Profel, in altre parole, denuncia l’asimmetria dell’accordo, che rischia di alterare un equilibrio di mercato già estremamente precario, favorendo una concorrenza non equa e destabilizzando ulteriormente la filiera europea.


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