Residui chimici e prodotti agroalimentari: il quadro è rassicurante, ma non privo di ombre. È quanto emerge dal rapporto dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare con sede a Parma che ha analizzato gli alimenti commercializzati nell’Unione europea.
I risultati confermano che il 99% dei prodotti è conforme alla normativa comunitaria - dunque sotto i limiti di legge - e che solo l’1% dei prodotti analizzati ha superato i livelli massimi di residui (Lmr) consentiti. Ne deriva che il rischio per la salute umana da esposizione a fitofarmaci resta basso.
I dati nel dettaglio
Lo studio Efsa si basa sull’analisi di 13.246 campioni casuali provenienti da Stati membri Ue, più Norvegia e Islanda, raccolti nel corso del 2023. Il programma dell'Autorità prevede il campionamento ogni tre anni degli stessi prodotti allo scopo di monitorare le tendenze.
Le referenze selezionate, 12 in tutto, rappresentano i top seller del mercato europeo: carote, cavolfiori, kiwi (in tutte e tre le declinazioni, verde, giallo e rosso), cipolle, arance, pere, patate, fagioli secchi, riso integrale, segale, fegato bovino e grasso di pollame.
Secondo le analisi effettuate, il 70% dei campioni non presenta residui quantificabili, il 28% contiene uno o più residui entro i limiti di legge e solo il 2% dei campioni supera gli Lmr. Ma di questi, l’1% è effettivamente considerato non conforme. Il quadro complessivo è dunque in linea con i risultati del 2020.
La provenienza dei prodotti
Dei 13.246 campioni analizzati, in media il 60,3% proviene da produzione interna (nazionale), il 20,8% da altri Paesi partecipanti al programma di monitoraggio dell'Efsa, il 14,6% da Paesi terzi e il 4,3% da origine sconosciuta.
I Paesi con oltre l'80% di campioni di origine domestica sono stati la Lituania (100%), la Spagna (91,4%), la Grecia (87,0%) e l’Italia (82,9%). La maggior parte dei campioni provenienti da Paesi terzi è stata segnalata dall’Irlanda del Nord (51,2%), seguita dalla Lettonia (26,2%) e dalla Croazia (26,2%). In Belgio (30,1%), nei Paesi Bassi (14,2%) e in Germania (12,1%) oltre il 10% dei campioni analizzati risultava di origine sconosciuta.
Controlli nazionali: bene, ma non benissimo
Accanto all’indagine europea, il rapporto Efsa include anche i dati provenienti dai programmi nazionali di controllo, che si basano su campioni mirati in funzione del rischio.Nello specifico, nel 2023 sono stati analizzati ben 132.793 campioni: il 58% non conteneva residui quantificabili, il 38,3% era entro i limiti di legge, il 3,7% superava i Lmr, di cui il 2% risultava non conforme.
Sebbene il tasso di conformità resti elevato (98%), i numeri evidenziano una leggera flessione rispetto agli anni precedenti: nel 2021 e 2022, la conformità era rispettivamente al 97,5 e 97,8 per cento.
Tra rigore e reciprocità
Pur confermando il basso rischio per la salute dei consumatori, l’Efsa non manca di formulare alcune raccomandazioni chiave per rafforzare l’efficacia dei controlli. Il primo suggerimento riguarda il monitoraggio delle combinazioni di colture e pesticidi che mostrano livelli di non conformità. Secondo l'Autorità, andrebbe intensificato. Sarebbe poi necessario, sempre secondo L'Efsa, rafforzare l’analisi dei prodotti importati da Paesi terzi, ampliando lo spettro delle sostanze controllate.
Infine, per un confronto più efficace, si dovrebbe migliorare l’armonizzazione delle metodologie analitiche tra Stati membri.