Sono migliaia gli agricoltori che oggi giovedì 18 dicembre, sono in piazza a Bruxelles. Obiettivo una grande manifestazione per cambiare l’Europa e chiedere un’inversione di rotta rispetto alla deriva tecnocratica della Commissione Von der Leyen.
Produttori italiani ed europei che hanno occupato il centro della capitale belga durante il Consiglio Ue, per contestare i tagli alla Politica agricola comune e mettere in guardia sui pericoli dell’accordo Mercosur con i Paesi sudamericani.
Cia: "Italia salda su garanzie di reciprocità"
"Sulla partita del Mercosur l’Italia può scrivere una pagina decisiva riaffermando in modo concreto la centralità dell’agricoltura e guidando l’Europa intera verso quel cambio di passo, necessario a tutelare la qualità delle nostre produzioni agricole nelle relazioni commerciali e la sicurezza alimentare globale. Sentire la premier Giorgia Meloni - nelle sue comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue - affrontare la questione Mercosur riportando l’attenzione sul benessere dei territori e degli agricoltori che non possono essere ancora una volta sacrificati, rinsalda il nostro impegno a difesa dei cittadini italiani ed europei".
Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che ha aggiunto: “Non sia la contingenza a decidere su Mercosur e Pac che richiede massima attenzione perché la commissione Ue, guidata da Ursula von der Leyen, non metta pesantemente a repentaglio la politica più importante dell’Unione. È dirimente la posizione dell’Italia sull’accordo Ue-Mercosur. Può essere sostenuto solo a fronte di garanzie adeguate di reale reciprocità per il settore agricolo, da valutare e perfezionare ascoltando gli agricoltori”.
Per Cia, dunque, non ci sono ancora le condizioni per un via libera all’accordo commerciale. Nei Paesi del blocco sudamericano sono tuttora consentiti decine di fitofarmaci vietati in Europa da anni e, in Brasile, manca un sistema nazionale di tracciabilità per oltre 238 milioni di capi di bestiame. Permane, quindi, forte preoccupazione per l'assenza di garanzie solide contro concorrenza sleale, standard sanitari inferiori e squilibri commerciali che penalizzerebbero produzioni Made in Italy.
Coldiretti: "No alla politica di von der Leyen"
"La posizione espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla necessità di firmare l’accordo Mercosur solo quando includerà adeguate garanzie di reciprocità per il settore agricolo risponde alle preoccupazioni avanzate sui rischi connessi all’intesa non solo per le imprese agricole ma anche per la salute di tutti i cittadini consumatori".
E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere soddisfazione per le parole della premier nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue, chiamato a pronunciarsi sul discusso patto commerciale con i Paesi sudamericani.
“Una posizione importante per avviare un confronto europeo che rimetta al centro i settori produttivi, partendo dalla loro conoscenza e dalle effettive necessità – ha proseguito Prandini - La reciprocità, essenziale nell'accordo Mercosur, deve diventare imprescindibile in tutti i futuri patti economici e commerciali che l’Unione andrà a sottoscrivere”.
"In assenza di condizioni paritarie, garantite dal principio di reciprocità delle regole – ha inoltre ricordato Coldiretti - si spalanca la strada a una concorrenza sleale che penalizza gli agricoltori europei, sacrificati a favore di altri interessi commerciali, e si aumentano anche le potenziali minacce per la salute dei cittadini consumatori. L’intesa ignora completamente il divario tra gli standard produttivi europei e quelli in vigore nei Paesi Mercosur, dove nei campi si continua a utilizzare in larga misura molecole da anni bandite nell’Unione europea".
“Siamo qui a Bruxelles per manifestare un sentimento forte che regna nei cuori e nelle menti di tutti i produttori agricoli europei, e soprattutto italiani – ha spiegato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo - La riduzione di 90 miliardi di euro delle risorse pesa sul nostro Paese per nove miliardi di euro. Possiamo essere felici di tutto questo? Diciamo no alla politica che sta accompagnando von der Leyen, ma un no altrettanto secco va anche agli accordi che, a tutti i costi, si vogliono portare avanti: accordi che sono innanzitutto contro la salute dei cittadini europei e poi contro gli interessi degli agricoltori europei”.
“Non è questa l’Europa che dobbiamo costruire – ha concluso il segretario generale di Coldiretti - Possiamo farla ancora meglio”.
Copagri: "Difendiamo bilancio agricolo e sicurezza alimentare"
“Siamo tornati a Bruxelles per ribadire che la proposta della Commissione europea per la Politica Agricola Comune post2027, legata a doppio filo al drastico taglio di oltre il 20% del bilancio agricolo comunitario, è caratterizzata da un inaccettabile compromesso al ribasso che incide sensibilmente sulla redditività dei produttori agricoli, mettendo conseguentemente a rischio la sicurezza alimentare di tutta l’Europa, così come la sostenibilità ambientale e sociale di un comparto che apporta un contributo insostituibile in termini di tutela e di presidio del territorio”. Lo ha spiegato il presidente della Copagri Tommaso Battista, che ha guidato una corposa delegazione della Confederazione Produttori Agricoli lungo le strade della capitale belga.
“In un contesto internazionale marcato da tensioni crescenti e in una situazione nella quale è sempre più gravoso il peso dei costi di produzione e delle tariffe energetiche, è fondamentale mettere in campo delle misure che vadano a rafforzare la competitività del primario e l’autonomia strategica e alimentare dell’Unione europea, ovvero esattamente il contrario di quanto prevede la recente proposta dell’Esecutivo comunitario”, ha osservato il presidente, ricordando che “a destare particolare preoccupazione è l’istituzione del cosiddetto fondo unico, che rischia di incidere sulla crescita dell’agricoltura, depotenziando l’efficacia delle relative politiche di sviluppo e andando ad annacquarne le specificità, assimilandole a macro obiettivi ben più ampi e generici, quali la coesione, l’innovazione e la transizione verde”.
“In altre parole, invece di tutelare il Primario in un contesto di mercato comune, come ci si attenderebbe da una politica come la Pac, si vanno a frammentare le politiche agricole degli Stati membri, incrementando il rischio di aumentare le disparità tra le nazioni, così come le asimmetrie tra gli stessi territori, con l’ulteriore risultato negativo di perdere competitività e avere quindi una capacità di investimento sensibilmente minore”, ha continuato Battista.
“Non si può accettare un’impostazione che non offre le adeguate garanzie per il sostegno al reddito, il ricambio generazionale, il rafforzamento degli strumenti di gestione del rischio e la promozione della sostenibilità, da intendersi in chiave economica, ambientale e sociale, che come ripetiamo da tempo sono le priorità maggiormente avvertite dai produttori agricoli”, ha insistito il presidente della Copagri, ad avviso del quale “bisogna lavorare per migliorare la proposta legislativa sulla Pac, facendo innanzitutto leva sulla grande sensibilità del Parlamento Europeo, che già in passato ha dimostrato di saper fare la propria parte e di dare ascolto alle legittime istanze del settore agricolo”.
Fonte: Cia - Coldiretti - Copagri