21 giugno 2022

Dai mercati: meloni sotto l’euro, il datterino scende a 2 euro

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C'è caldo, si mangia e si compra sia la frutta estiva che la verdura di stagione. Ma senza esagerare, per fortuna dà una mano il turismo. E con prezzi che, visti soprattutto i rincari delle materie prime, non sono sostenuti. Un buon melone si trova sotto l'euro, pesche e albicocche si acquistano all'ingrosso in media a 1,50 euro il chilo. Per non parlare delle ciliegie, per le quali c'è tanto  prodotto sui 2 e 3 euro con i calibri più piccoli con quotazioni minori.

A Bari si vende più verdura che frutta di stagione 

Nel mercato della città pugliese l'appuntamento è con Pino Lucatorto, presidente Fedagro Bari, che offre a myfruit.it il quadro della situazione. “La frutta di stagione è ferma, parliamo di albicocche, pesche, ciliegie“. Una situazione evidente in una regione ricca di piccoli produttori che attivano altri canali di vendita o tante persone si dedicano all'agricoltura di livello familiare. “Si vendicchiano le arance Valencia egiziane che vanno tanto nei bar per i cocktail e altre preparazioni. Bene anche i limoni, che ora arrivano dal Sudafrica, ma c'è anche prodotto italiano che in questo periodo quota anche 2 euro. Qui va il prodotto calabrese di Rocca Imperiale“.

Angurie? “Abbiamo iniziato con le locali da Brindisi, sono da campo aperto e siamo a 0,60/0,80 euro ma fino a qualche giorno fa quotavano 1 euro. Si tratta di un buon prodotto maturato al sole e con la giusta escursione termica”.
Gli ortaggi? “I prezzi non sono molto alti, ma non mancano i volumi. Poi c'è il prodotto di nicchia che ha un suo seguito come per il pomodoro zebrino locale che raggiunge i 3,50 euro il chilo”.

A Verona si fa il pieno di ortaggi locali

Nella città veneta il mercato all'ingrosso  presenta buone dinamiche come spiega a myfruit.it Andrea Bonizzi, agronomo e responsabile qualità e listino prezzi di VeronaMercato: “Tutto sommato va bene. In questa stagione aiuta le vendite il turismo del lago e del Trentino“. Vediamo i prezzi delle verdure dove c'è una buona presenza del prodotto locale. E' tempo di ortaggi veneti: “Cresce la richiesta di cetrioli, ci sono i locali in doppio a 0,90 euro il chilo, sopra l'euro quelli in padella. Le diverse varietà di radicchio  tengono posizione sul fronte quotazione: il rosso tondo Chioggia vale 1,70 euro il chilo e il rosso lungo 1,80 euro. I finocchi nonostante il calo rispetto ai consumi invernali conservano interesse e dei buoni prezzi: da 1 a 1,30 euro”.

In questa settimana si è registrato l'aumento delle quotazioni delle lattughe: “Cappuccia a 1,20, Gentile quota 1/1,50 euro conforme qualità e prezzo”. Riprendono quota ma leggermente le melanzane, almeno le varietà violetta, striata, lunga che si vendono a 1,20/1,40 euro mentre le ovali sono ferme a 0,80/1 euro il chilo. “Ci sono i primi peperoni locali a iniziare dal verde sopra l'euro, il rosso e il giallo sono in cerca di quotazione in attesa di quantitativi maggiormente rilevanti”.

Capitolo pomodori: “Sono in una fase di stasi, anche se tengono il prezzo. Il grappolo è sopra l'euro, il ciliegino in calo a 1,50 euro, Cuore di Bue locale da 0,90 a 1,20 euro e il datterino è sceso a 2 euro, il peretto locale vale 0,70/0,80 al chilo”. Si tratta di prodotto locale e siciliano. “Per le zucchine aumenta la richiesta, ma si fermano a 0,70/0,80 euro al chilo per il calibro medio, sopra l'euro quello piccolo e 0,65 euro per lo zuccone da esportazione”.

Ciliegie locali ancora sul mercato, ma non si va oltre i 3,50 euro

Vediamo la frutta: “Le  ciliegie locali hanno allungato il periodo di presenza sul mercato. C'è diverso prodotto e una vasta forbice di prezzo: il calibro 22 a 1,80; 24/26 sui 2 euro; 26/28 siamo a 2,50 euro e il 28+ spunta i 3 euro e può arrivare fino a 3,50 euro. L'offerta è ampia. I calibri grossi della Puglia o di altre regioni possono arrivare ai 5 euro”.

Passiamo alle fragole dove le “locali toccano i 2 euro al chilo mentre quelle trentine di montagna dai 4 euro e fino ai 6 il chilo per il prodotto extra“. Sempre più in calo la presenza, già ridotta, delle pesche spagnole e sul mercato arriva il prodotto locale: “A polpa gialla e bianca, soprattutto calibri piccoli. Un A vale 1 euro, la doppia A 1,40 euro e la B  0,90 in doppio. Ottengono buone quotazioni le pesche di San Ferdinando di Puglia“. Ma in media le quotazioni sono abbondantemente sotto i 2 euro. Le albicocche sono ben rappresentate e il prezzo medio va da 0,80 a 1,50 euro al chilo, ma si arriva fino a 2 euro per la Orange Rubis con calibro oltre il 49.

I primi fichi: fioroni a 3 euro, verdi pugliesi a 2 euro

Passiamo ai meloni: “C'è il Macigno, una varietà locale, da 0,40 a un massimo di 0,70 in padella. Un  melone mantovano, parliamo di prodotto extra, può arrivare fino a 1 euro, sempre mantovano ma liscio con la prima categoria quota 0,80 mentre l'extra supera l'euro”.
Le angurie? “Lazio e Sicilia in bins quotano 0,60 euro il chilo, il prodotto da Marsala e Mantova supera gli 0,80  euro il chilo. Infine l'anguria baby in cartone oscilla da 0,60 a 1 euro“. Chiudiamo il capitolo frutta con i primi fichi: “I fioroni dalla Campania sono sui 3 euro, i verdi dalla Puglia sui 2 euro”.

A Genova confermati il presidente Vassallo e l'Ad Ratto

Nel mercato del capoluogo ligure rinnovato in blocco il  consiglio di amministrazione di SGM, la società che gestisce il centro agroalimentare di Genova. Anche nei  prossimi tre anni saranno Giovanni Vassallo, presidente, e Giambattista Ratto, amministratore delegato,  a guidare la struttura del capoluogo ligure che recentemente si è ampliata con la realizzazione del nuovo mercato dei fiori.
I tre soci ( Comune di Genova attraverso la Soc. per la promozione immobiliare, Camera di Commercio di Genova, Fedagro/Comag consorzio degli operatori del mercato) hanno riconfermato anche gli altri componenti del Consiglio di amministrazione: Aldo Bruzzone, Antonio Ferrarini, Marina Saulle.
Il centro agroalimentare di Genova  si sviluppa  su una superficie di 75mila metri quadri di cui 32mila coperti. All'interno operano 27 aziende grossiste e 22 di logistica e servizi. Circa 500 i lavoratori occupati in forma diretta e circa 5mila quelli nell'indotto. Nel complesso  transitano poco meno di 2000 persone al giorno tra grossisti, personale dipendente, acquirenti, trasportatori, fornitori di servizi.

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