Nuovi progetti, tra cui l’introduzione del marchio del biologico italiano e lo sviluppo dei distretti biologici, potrebbero accelerare la crescita di un settore che si conferma sempre più centrale per l’agroalimentare nazionale. In questo momento di rilancio, FederBio festeggia i suoi 20 anni di attività, sottolineando il ruolo chiave di questi strumenti per valorizzare la qualità, la sostenibilità e il legame con il territorio che contraddistinguono l’agricoltura biologica italiana.
Il marchio del biologico italiano come bandiera culturale
La bandiera culturale del modello biologico italiano. Così Italia Bio immagina il marchio Biologico italiano che, pur non avendo ancora vista materialmente la luce benché istituito nel 2022, può finalmente rappresentare un modello unico nel suo genere.
Un modello che, oltre all’efficienza complessiva della rete delle aziende e di tutto il sistema di supporto della ricerca e innovazione, attinge ai valori della tradizione culturale e del paesaggio del sistema rurale italiano. Un modello, insomma, che consente di unire alla qualità delle produzioni biologiche, il racconto di un territorio dalla bellezza millenaria e che costituisce il sistema rurale nazionale. Proprio quel territorio che però presenta grosse criticità: fatto da piccoli comuni (oltre 5mila sul totale di 8mila) con una popolazione inferiore a 5mila abitanti e che sono a rischio di desertificazione sociale.
Da Siracusa ad Aosta le comunità locali sono vittima del nuovo esodo rurale 4.0 ed esposte alle diseconomie di un settore agricolo il cui prezzo dei prodotti è mediamente inferiore al costo di produzione.
Ecco perchè secondo Italia Bio il marchio biologico italiano non dovrebbe limitarsi ad essere solo “un segno distintivo di qualità e sicurezza, a tutela delle eccellenze agroalimentari italiane e delle persone che sceglieranno di acquistarle” come ha affermato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, in occasione della Giornata europea del biologico.
“Bisogna mirare in alto e traguardare obiettivi più lontani - afferma il presidente Lillo Alaimo Di Loro - Il marchio del biologico italiano oltre alla possibilità di dare maggiore visibilità e riconoscibilità ai prodotti biologici italiani rispetto all’offerta globalizzata, potrà finalmente rappresentare il vessillo culturale del modello biologico italiano”.
“La politica - prosegue il presidente di Italia Bio - deve proteggere il valore autentico e culturale del cibo da ogni ‘aggressione’ palese o occulta che vorrebbe ridurlo a semplice ‘nutrimento per il corpo’ privandolo della sua anima. Il cibo è ipiuttosto la sintesi straordinaria della terra che lo genera attraverso il lavoro dell’uomo e tale deve rimanere per dare vita alle comunità”.
“L’agricoltura biologica italiana, con i suoi numeri, la sua storia e la sua rete - conclude il presidente di Italia Bio - offre il modello culturale e gestionale più collaudato e sicuro per traghettare il sistema rurale italiano nella direzione delle comunità del cibo e dei distretti bio e slow, per concretizzare il concetto di sovranità alimentare e di diritto al cibo sano biologico e giusto”.
È questa la strada obbligata per migliorare la salute dei consumatori, ridurre i costi sociali legati al dilagare delle malattie cronico-degenerative causate dalla cattiva alimentazione e ridurre i costi ambientali propri delle filiere lunghe convenzionali.
Bio-District App: al via il progetto per coltivare i valori territoriali
Il 24 e 25 settembre scorsi, nella sede italiana del Ciheam, si è svolto il kick off meeting del progetto Bio-District App – Cultivating Territorial Values with a Bio-District Approach (finanziato da Interreg Greece Italy 2021 -2027), iniziativa volta a promuovere pratiche agricole biologiche sostenibili, attraverso un approccio innovativo basato sui biodistretti, con il supporto di strumenti digitali.
L’incontro ha riunito i partner italiani, Ciheam Bari (capofila), Associazione del Biodistretto delle Lame, Agenzia Regionale per le Attività Irrigue e Forestali, e greci, AgriFood Partnership of the Region of Western Greece, Innopolis Centre for Innovation and Culture, Municipality of Ancient Olympia.
Il progetto, che si svilupperà tra giugno 2025 e giugno 2027, mira a rafforzare il settore agricolo biologico, favorendo la cooperazione e la condivisione di conoscenze tra attori e comunità locali, creare sinergie durature tra agricoltura biologica, valori territoriali e modelli di biodistretto per contribuire alla prosperità delle regioni transfrontaliere coinvolte, sviluppare e implementare una piattaforma digitale comune, in grado di offrire servizi innovativi a supporto del settore agricolo biologico.
Attraverso la metodologia dei Living Labs, Bio-District App intende sviluppare servizi digitali che saranno accessibili a livello transfrontaliero, valorizzando al contempo comunità, produttori e cittadini. L’iniziativa si inserisce nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), promuovendo modelli agricoli rispettosi dell’ambiente, inclusivi e orientati al futuro.
Il meeting di avvio del progetto ha previsto momenti di confronto tecnico, presentazioni delle attività e delle regole di implementazione, oltre a sessioni interattive per lo scambio di buone pratiche. Particolarmente significativa è stata la visita al Biodistretto delle Lame, che ha rappresentato l’occasione per conoscere principi, valori e approcci operativi direttamente sul territorio.
Buon compleanno FederBio
Non è solo un compleanno, ma l’occasione per capire quanta strada ha fatto il biologico in Italia e riaffermare gli obiettivi futuri. FederBio festeggia vent’anni di attività: nata ufficialmente nel 2005, affonda le radici nel percorso iniziato nel 1992 con Fiao (Federazione italiana agricoltura organica).
L’impegno della Federazione in queste due decadi ha generato risultati di grande rilevanza. Da settore di nicchia, il biologico si è affermato su larga scala diventando il motore di rilancio dell’agroalimentare italiano, nonché uno dei principali elementi di innovazione, sostenibilità e competitività del made in Italy.
Un passaggio chiave è stato l’approvazione della legge nazionale sul biologico (legge n. 23/2022), attesa per oltre 15 anni e tre legislature. La norma ha introdotto elementi particolarmente significativi, come il marchio del biologico italiano, da poco presentato, l’istituzione dei distretti biologici — che favoriscono lo sviluppo dell’agricoltura e dell’economia dei territori rurali — oltre all’adozione del piano d’azione nazionale per promuovere il biologico quale metodo avanzato dell’approccio agroecologico supportando produzioni e consumi di alimenti bio.
“L'approvazione della legge ha segnato una svolta decisiva per l’affermazione del settore – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio –.Il piano d’azione è già attivo in molte sue parti, sono stati scritti i bandi per i progetti di filiera, i distretti biologici e promosso il piano sementiero. Il marchio biologico italiano rappresenta una grande opportunità per dare identità e riconoscibilità alla filiera nazionale, rafforzando sia il nostro export sia i consumi interni".
"Ma l’impegno di FederBio - prosegue - non può certo fermarsi, occorre guardare ai prossimi passi partendo dalle maggiori difficoltà che hanno di fronte le aziende bio, a cominciare dal peso della burocrazia che continua costantemente ad aumentare diventando insostenibile soprattutto per le piccole e medie imprese, e all’esigenza di investimenti strategici per ricerca, innovazione e formazione, oggi ancor più necessari per fronteggiare l’impatto del cambiamento climatico sulle produzioni agricole. Inoltre è sempre più evidente come l’agricoltura biologica svolga un ruolo determinante sul piano ambientale per la tutela della fertilità del suolo, della biodiversità, per la capacità di trattenere carbonio e, al tempo stesso, come il cibo biologico produca benefici per la salute delle persone. La nuova Pac dovrà quindi assegnare maggiori risorse a chi opera rispettando la sostenibilità, creando opportunità di impiego e generando valore per la collettività”.
In questi 20 anni il biologico è riuscito a mantenere una spinta di crescita anche nei momenti più difficili. Le superfici coltivate senza chimica di sintesi sono passate da poche centinaia di migliaia di ettari a oltre 2,5 milioni nel 2024 (+163,5% negli ultimi dieci anni), pari a oltre il 20% della Sau nazionale, la percentuale più elevata nell'Ue. Parallelamente, anche il numero degli operatori biologici è aumentato in modo significativo, raggiungendo quota 97.160 (+137,18% dal 2004), di cui oltre 87mila aziende agricole. Il comparto vale più di dieci miliardi considerando sia il mercato interno che l’export, trainato da consumatori sempre più attenti alla sostenibilità e la tutela degli ecosistemi.
“Partiamo da questi importanti risultati per rinnovare il nostro impegno di fronte alle numerose sfide che ci attendono – aggiunge Maria Grazia Mammuccini – L’agricoltura sta vivendo una fase critica, instabilità geopolitica, eventi meteo estremi e degrado ambientale stanno facendo lievitare i costi di produzione comprimendo i redditi degli agricoltori. Per invertire la rotta servono scelte chiare riconoscendo un giusto prezzo lungo l’intera filiera e premiando i modelli virtuosi che proteggono suolo, biodiversità e servizi ecosistemici, come il biologico e il biodinamico. In questo contesto, la giusta intuizione di coloro che 20 anni fa hanno costituito FederBio, continua ancora oggi a rappresentare un riferimento strategico: è l’unica organizzazione nazionale in grado di unire l’intera filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione, diventando un modello di interprofessione fondamentale per il futuro del settore bio”.
Fonte: - Italia bio - Ciheam Bari - FederBio