Va bene che c'è ancora qualcuno che crede che non siamo mai sbarcati sulla Luna - nonostante si sia già colonizzata una parte dello spazio e grazie ai satelliti comunichiamo anche nell'angolo più remoto del Pianeta - ma sono già pronti i progetti (naturalmente c'è da fare i conti con i tempi della ricerca) per abitare su Marte.
Un'idea non nuova, ne ha parlato spesso Elon Musk, ma sempre più vicina alla realtà che ha rilanciato alla Tech Week di Torino Jeff Bezos: "Stiamo costruendo un lander lunare che atterrerà sulla Luna tra pochi anni". Il papà di Amazon vuole andare in orbita perché "viviamo nel pieno di molte età dell’oro: i viaggi nello spazio, la robotica, l’Intelligenza artificiale".
Tecnologie che si vogliono esportare fuori dalla terra dove stanno svolgendo sempre più funzioni legate anche al mondo agricolo. Sono già in campo, infatti, i robot che aiutati dall'intelligenza artificiale stanno colmando, almeno nei paesi più industrializzati e terziarizzati, la lacuna creata dalla mancanza di manodopera. E spesso riescono grazie alla potenza di visione e di calcolo a realizzare un lavoro di selezione nella raccolta della frutta che viene difficile ad un essere umano.
Via dalla terra i data center energivori
Bezos nell'evento torinese ha proposto di lanciare nello spazio i data center funzionali all’intelligenza artificiale, dispositivi energivori che in orbita sarebbero alimentati dal sole ed eviterebbero di inquinare il Pianeta.
Progetto affascinante che ha poi sviluppato in un intervento sul quotidiano La Stampa l'astronauta Franco Malerba che da buon conoscitore della vita in orbita ha rilanciato sulle condizioni di vita fuori dalla Terra. "Mi sembra che un punto di partenza debba essere il rapporto esistenziale che lega sulla Terra il mondo vegetale a quello animale (di cui anche Sapiens fa parte): le piante ci offrono ossigeno e nutrimento, noi restituiamo anidride carbonica e rifiuti organici che infine diventano alimento delle stesse piante. La ricerca sull’agricoltura in ambiente controllato diventa dunque un tema fondamentale per affrancare definitivamente Sapiens dalla dipendenza dalla Terra; così ci ha rappresentato qualche anno il film fantascientifico di Ridley Scott, The Martian con Matt Damon protagonista che coltivava patate in una serra spaziale improvvisata".
Prima delle patate spaziali quelle terrestri in ambiente controllato
I poggetti di Bezos e i ragionamenti di Malerba sono affascinanti, ma soprattutto spingono la ricerca in agricoltura verso nuovi confini e soprattutto ricadute anche a breve termine sul nostro Pianeta. Con il surriscaldamento climatico diventa sempre più difficile coltivare alcune colture e la desertificazione avanza anche nel Mediterraneo. Servono soluzioni, oltre le lodevoli iniziative per fertilizzare i suoli ma bisogna vedere se stanno al passo con i ritmi delle conseguenze climatiche, per produrre in contesti estremi. Bezos guarda alla Luna e Marte, ma conosce bene anche gli sviluppi legati alle nuove tecnologie da usare nel nostro Pianeta.
"Qui a Torino abbiamo discusso molto di tecnologia e industria, dall’agricoltura alla mobilità, fino alla sanità, e dei loro incroci tra software e hardware. Abbiamo visto come le macchine agricole stiano diventando sempre più simili a robot, o come le auto si trasformino in veicoli volanti". Non sappiamo quando si allestiranno i primi orto spaziali, ma c'è abbastanza sicurezza sul fatto che sulla Terra a lavorare la terra e raccogliere i frutti ci saranno sempre più robot.