Un valore economico pari a 379 milioni di euro, ma ancora si può migliorare. Questa la sintesi di Marco Cerreto, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, in conclusione del recente incontro organizzato all'Italian Fruit Village di Berlino su "Indicazioni geografiche e offerta di ortofrutta italiana".
Date per assunte la rappresentatività e l'originalità delle nostre produzioni, si è chiesto l'onorevole Cerreto, "queste produzioni sono davvero riconoscibili? E, soprattutto, sono facilmente reperibili dai consumatori?".
Consumatori che, poi, devono essere garantiti di acquistare un prodotto certificato: "Guai se i consumatori fossero indotti a pensare che le Ig (Indicazioni geografiche) sono un imbroglio, il rischio è di balanizzare tutto il sistema", ha avvertito.
Insomma, secondo Cerreto, serve un po' di autocritica. E, appunto, capire se sia valsa la pena di impegnarsi tanto; se le Indicazioni geografiche abbiano prodotto maggiore ricchezza e valore aggiunto o, meglio, se ci sia stata una ricaduta generalizzata.
"E' evidente - ha spiegato Cerreto - che esistano Indicazioni geografiche e consorzi che funzionano e Ig e consorzi che non funzionano. Pertanto, è necessario che le istituzioni e tutti gli operatori del settore lavorino alacremente da un lato per combattere le frodi legate a questa fascia di mercato e, dall’altro lato, per rendere queste produzioni vere eccellenze del territorio affinché vi sia un riconoscimento dal parte dei consumatori ma anche un ritorno economico e di prestigio per i produttori".
L’incontro, organizzato dal Consorzio Edamus e coordinato da Donato Fanelli di Foglie TV, si era aperto con l’intervento di Emilio Ferrara, vicepresidente dell’associazione italiana Consorzi di tutela, che ha rimarcato l’importanza dell’unità di intenti tra tutte le indicazioni geografiche del settore ortofrutticolo, con le loro peculiarità (economiche, sociali e culturali) e, anche, criticità.
Poi, spazio ai territori per un momento di condivisione di esperienze con Alfonso Esposito (Carciofo di Paestum Igp), Sarah Bua (Ficodindia dell'Etna Dop), Michele Laporta (Uva di Puglia Igp), Giulia Ingino (Marrone di Serino Igp), Giuseppe Giaccio (Melannurca Campana Igp), Domenico di Stefano (Pesca di Leonforte Igp), Sebastiano Fortunato (Pomodoro di Pachino Igp), Gerardo Diana (Arancia rossa di Sicilia Igp), Vito Busillo (Rucola della Piana del Sele Igp) e Marsello Lo Sardo (Uva da Tavola di Canicattì Igp) che hanno dato vita a un interessante dibattito sul ruolo delle Indicazioni geografiche nell’orientare l’offerta e la richiesta di ortofrutta italiana.
Per la presidente del Consorzio del Ficodindia dell’Etna, Sarah Bua, il ficodindia è una specie estremamente versatile che rappresenta una importante fonte di reddito per il territorio. "Innovare - ha detto - significa anche proteggere, soprattutto i piccoli produttori nei confronti dei grandi competitor internazionali. Come? Differenziandosi con il valore aggiunto del bollino Ue".
Il presidente del Consorzio di tutela del Carciofo di Paestum, Alfonso Esposito, ha ricordato invece le difficoltà di distinguere il prodotto da altri carciofi non Igp. Difficoltà che rischia di banalizzare l'Ig nei punti di vendita e che può essere superata grazie alla costante comunicazione verso i consumatori, i quali hanno il diritto di essere opportunamente informati rispetto ai prodotti che si trovano ad acquistare.
Di comunicazione ha parlato anche Giulia Ingino, presidente del consorzio della Castagna Marrone di Serino, nato proprio dalla necessità di tutelare e proteggere un prodotto che rischia di scomparire insieme alla cultura di un territorio.
Michele Laporta, presidente del Consorzio Uva di Puglia Igp, ha ricordato anche la "nostra incapacità di trasmettere e comunicare la forza del territorio e delle produzioni" e come Gerardo Diana, presidente del Consorzio dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp, ha sottolineato il ruolo centrale delle istituzioni nell'aggiornamento costante, ad esempio, delle varietà che possono rappresentare una nuova frontiera per queste filiere.
Della necessità di innovazione all’interno dei protocolli delle indicazione geografiche ha parlato anche Vito Busillo, presidente del Consorzio della Rucola Igp, ricordando l’importanza dei controlli da parte delle autorità competenti.