19 maggio 2020

Battesimo per il Consorzio dell’anguria reggiana Igp

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Un battesimo a porte chiuse quello Consorzio dell'anguria reggiana Igp. “Giocoforza, causa lockdown, siamo partiti in sordina ma, appena possibile, si farà la presentazione pubblica” spiega il presidente Ivan Bartoli.

Con sede a Gualtieri di Reggio Emilia, nel cuore della zona di produzione, costituito nel gennaio 2020 e riconosciuto con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile scorso, il Consorzio è la naturale evoluzione dell'Associazione dei produttori dell'anguria reggiana, attiva da dieci anni, che aveva ottenuto l'Igp alla fine della stagione produttiva 2017.

anguria reggiana

I soci del Consorzio dell'Anguria Reggiana IGP. Secondo da sinistra in piedi, con un'anguria in mano, il presidente Ivan Bartoli

La base di partenza del Consorzio, per la stagione che partirà il prossimo primo giugno per protrarsi fino a circa il 15 settembre, è costituita da undici produttori e due confezionatori, un centinaio di ettari destinati al prodotto marchiato Igp per una produzione di circa mille tonnellate. “Saremo in questo primo anno – commenta il presidente Bartoli – al 10% del nostro potenziale. Contiamo di raggiungere in poche stagioni le 8-10mila tonnellate con una crescita del 10-20% l'anno“.

Il disciplinare circoscrive l'areale di produzione, che corrisponde alla bassa reggiana, e prevede che la raccolta avvenga con tre passate successive seguendo il metodo tradizionale che garantisce una maturazione ottimale, con un brix minimo di 12 gradi. L'anguria reggiana Igp è di calibro grosso, ha un range che va da un minimo 7 a 16 chili, ma può raggiungere i 20 e più con la varietà allungata. Ogni anguria è tracciata e porta con il marchio anche il nome del produttore. Sovente viene venduta a fette, il che permette al consumatore di verificarne la qualità.
“Contiamo su tre canali di vendita partendo dal chiosco con vendita diretta da parte delle aziende più piccole, alla vendita nei mercati ortofrutticoli del Centro e del Nord, da Milano a Bologna, Rimini, Firenze, Verona, Brescia, al canale Do e Gdo con il quale lavorano le aziende più strutturate – conclude Ivan Bartoli, lui stesso un produttore – Siamo ottimisti circa la nostra capacità di crescere perché possiamo contare su un prodotto di qualità riconosciuto nel territorio e abbiamo davanti a noi, nella nostra zona, esempi importanti, a partire da quello del Consorzio del Parmigiano Reggiano”.

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