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Zucchine vs New Delhi, la via maestra è la genetica

Le buone pratiche agricole aiutano, ma non risolvono la virosi. Se n’è parlato oggi al webinar organizzato da Syngenta con myfruit

Lo zucchino, grazie soprattutto alla genetica, vincerà la sfida contro il New Delhi, il virus (ToLCNDV) veicolato dalla mosca bianca (Bemisia tabaci) che da qualche anno affligge i produttori della coltura del centro-sud. E’ quanto emerso al webinar “Zucchino, mercato strategico per l’Italia. Tra New Delhi ed evoluzione di consumi, l’analisi di Syngenta”, organizzato da Syngenta Vegetable Seeds con myfruit.it.

Lo scenario produttivo

A Giuseppe Circella, product specialist di Syngenta Vegetable Seeds, è spettato il compito di delineare lo scenario produttivo italiano. “Lo zucchino – ha esordito – è una risorsa per l’Italia, dalla produzione alla distribuzione è un prodotto di riferimento. Con circa 16.500 ettari in produzione, il che significa circa 700mila tonnellate di prodotto l’anno, l’Italia è il primo produttore europeo”.

L’Italia è anche il mercato maggiormente differenziato: “Nei nostri areali produttivi si coltivano lo zucchino verde classico in pieno campo (circa 6.500 ettari) e in coltura protetta (circa 5mila), oltre allo screziato con o senza fiore (circa 5mila) e allo zucchino bianco (circa mille ettari). A questi si aggiunge la nicchia dello zucchino tondo e dello zucchino giallo. “Il mercato Italia – ha precisato il manager – è anche un mercato di consumo, non solo di produzione. I flussi import ed export sono limitati, la bilancia commerciale è in attivo“.

Nonostante i numeri, lo zucchino non è stato risparmiato dalla crisi della manodopera – sempre più difficile da reperire in tutta Italia – e dai costi produttivi che nell’ultimo anno sono aumentati. Il vero flagello resta però il ToLCNDV (New Delhi), il virus che da qualche anno sta colpendo le produzioni di zucchino nelle regioni del centro-sud.

“Circa il 65% del prodotto italiano è interessato dagli attacchi – ha spiegato Circella – Il danno si è tramutato in una perdita di superficie netta. Quello che si teme è la lenta e inesorabile risalita verso gli areali produttivi del nord”.

Le testimonianze dei produttori

“La prima campagna in cui ha fatto la sua comparsa il New Delhi è stata quella del 2014/15 – ha ricordato Andrea Cappello della società agricola Cappello Eleonora e Andrea di Ispica (Ragusa), che produce zucchino biologico – Una batosta dall’impatto economico enorme, abbiamo avuto danni sul 70% della produzione, quando arriva il virus non dà tregua e non lascia il tempo di trovare soluzioni. In seguito ci siamo attrezzati con reti antivirus, fogli di tessuto non tessuto, eliminazione delle piante infette, film plastici con additivi per disorientare la mosca bianca. Abbiamo ridotto notevolmente l’impatto, le perdite sono tra il dieci e il 20% del prodotto”.

D’accordo sull’adozione delle buone pratiche anche Vincenzo Cavalleri dell’azienda Cavalleri di Licata (Agrigento), che ha aggiunto: “Quello che può fare davvero la differenza nella lotta contro il New Dehli è però la genetica. Le nuove varietà devono essere sì resistenti al virus, ma devono anche rispondere alle esigenze dei consumatori, che desiderano acquistare zucchine belle, lucide, saporite“.

“Finché non si ha il confronto diretto con la virosi è difficile comprenderne l’impatto – ha riferito Cesare Di Girolamo della cooperativa Orti del Sole di Terracina (Latina), che conta circa 60 ettari di produzione perlopiù in coltura protetta – Dopo i primi attacchi oggi abbiamo creato una convivenza con il virus, con la difesa meccanica e la lotta integrata ci difendiamo. Ma concordo, la svolta inizia a esserci e ci sarà sempre di più con la genetica. A guidarla dovranno essere sia i desiderata dei consumatori, che non dimentichiamo comprano prima di tutto con gli occhi, sia dei produttori, che hanno anch’essi esigenze specifiche”.

La genetica è la strada maestra

Per le colture protette abbiamo già varietà molto soddisfacenti – ha argomentato Circella – La nuova frontiera sarà la resistenza in pieno campo. Al momento, su questo fronte, nessuna varietà è infallibile. Lo zucchino resta comunque un caposaldo del mercato italiano, abbiamo un bacino di produzione diversificato e significativamente più grande anche della Spagna e sarà importante mantenere questo primato, puntando sulla qualità del prodotto e sull’origine dei diversi distretti italiani. Syngenta continuerà a mantenere focus e investimenti sullo zucchino, coltura sulla quale è leader, in Italia e all’estero. L’Azienda coniuga da sempre la dimensione internazionale con la presenza capillare sul territorio italiano, assicurando un servizio di qualità e di prossimità per i produttori e per l’intera filiera. Lo dimostrano l’attività dei colleghi della sperimentazione e tecnici-commerciali, oltre che il posizionamento specifico delle nuove varietà, in funzione dei risultati pluriennali, ad esempio SCVE21-0157 nell’areale di Latina e SCVE21-0482 in Sicilia, per rimanere nell’ambito del segmento delle varietà resistenti a ToLCNDV”.

“Il dialogo nella filiera è sempre più proficuo, il che è per il mondo produttivo un’iniezione di fiducia – ha concluso Di Girolamo – L’agricoltura specializzata, per esempio la coltivazione dello zucchino, nonostante le difficoltà che sta attraversando, ha a mio avviso realisticamente un futuro roseo”.

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