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Macfrut a Bologna già dal 2015? La proposta di Valentino di Pisa

Secondo il vice presidente di FedagroMercati Bologna può diventare la capitale italiana dell’agroalimentare

«Non sarebbe il caso di portare Cibus a Bologna, finché (forse) siamo in tempo? E magari fare un pensierino anche a Macfrut, la fiera dell’ortofrutta che si tiene a Cesena?». Così si leggeva lunedì 31 marzo sul quotidiano QN-Il Resto del Carlino (vedi qui) in merito alle dichiarazioni di Daniele Passini, presidente di Confcooperative, secondo il quale Bologna, dopo la nascita del FI.CO.il grande parco tematico ideato da Oscar Farinetti e che dovrebbe essere inaugurato negli spazi del Caab a novembre del 2015 – potrebbe diventare per l’agroalimentare italiano un «punto di riferimento internazionale».

Bologna, quindi, come capitale dell’agroalimentare, se non italiano, certamente emiliano-romagnolo? Un unico polo che riunisca tutte le nove manifestazioni agroalimentari sparse in questo momento tra Cesena, Parma e Rimini?

Il tema, ovviamente, sta provocando un acceso dibattito, com’era d’altronde prevedibile. In un articolo del Corriere Ortofrutticolo (vedi qui) Domenico Scarpellini, presidente del Macfrut di Cesena, si è detto cauto, anche se disponibile a parlarne, mentre da Franco Boni, presidente del Cibus, è arrivato un no secco: «Tutta la collaborazione che volete. Ma il Cibus è a Parma e da qui non si muove».

Ieri è stata la volta di Valentino Di Pisa, vice presidente vicario di FedagroMercati e consigliere di amministrazione del Caab, che in una nota della Federazione che rappresenta gli operatori all’ingrosso ha sposato in pieno l’idea di Bologna capitale non solo dell’agroalimentare regionale, ma dell’intero stivale. «I troppi campanilismi presenti in Italia non pagano. Ormai è il tempo di unire le forze per creare un’unica grande realtà davvero competitiva», senza bisogno di scatenare guerre intestine.

Per quanto riguarda il Macfrut di Cesena, secondo Di Pisa, è tempo di agire. Anzi, l’edizione 2015, volendo, potrebbe già svolgersi a Bologna, c’è tutto il tempo necessario per organizzarsi. «Pur capendo le difficoltà e la titubanza dei vertici della fiera cesenate credo che il Macfrut a Bologna, ereditando l’esperienza di chi l’ha creato e fatto crescere a Cesena, potrebbe acquisire ulteriore valore e, magari in sinergia con FI.CO., sviluppare nuove formule di business. Se si crea un vero sistema-Paese le fiere sono ancora un modello. Basti pensare all’escalation di Fruit Attraction a Madrid».

Insomma, sia l’Expo2015 di Milano da una parte, che la futura nascita del FI.CO. di Bologna dall’altra, stanno creando un effetto domino che potrebbe cambiare l’attuale scacchiere fieristico italiano dedicato all’agroalimentare italiano.

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