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Il kiwi laziale tra luci e ombre

Pannelli fotovoltaici e batteriosi: alti e bassi della coltura

Una resa di 250-300 quintali per ettaro per una produzione complessiva di 9.000 tonnellate di frutti l’anno, ripartite tra le zone della provincia sud-orientale, della pianura pontina e del viterbese: per il verde frutto dell’actinidia (kiwi) non è stato un problema soppiantare i vigneti che fino a vent’anni fa rappresentavano le coltivazioni più diffuse nel Lazio. Cifre significative, che sono state però drasticamente ridotte dalla batteriosi, il cancro incurabile che per il secondo inverno consecutivo ha abbattuto un terzo delle piante, foglie e frutti, con danni per 50mila euro. In attesa del risarcimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole, i produttori più eco-friendly risparmiano sull’energia ed ottengono contributi statali grazie all’installazione di pannelli fotovoltaici: un luminoso esempio è la cooperativa agricola San Nicola, specializzata in kiwi e pesche. Secondo un articolo apparso ieri su Il Tempo, i tetti dei suoi capannoni siti a San Cesareo sono stati ricoperti da 500 mq di pannelli che producono 60kw/h: esattamente quanto basta per raggiunge la totale autosufficienza energetica. Un risparmio a tutto vantaggio dell’ambiente e dei soci della cooperativa.

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