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Frutta e verdura non parlano sardo

Nei punti vendita della Sardegna si trovano raramente i prodotti dell’isola

Prodotti nostrani rari al market,
agli ambulanti piacciono di più

an.me.

SASSARI. Di stagione, fresca e “di fuori”. Se è vero che d’estate cresce il consumo di frutta e verdura, è vero anche che quella esposta nei mercati solo in minima parte è produzione locale. Eppure i prodotti nostrani non hanno niente da invidiare a quelli che arrivano dal continente.
Il problema è di natura economica: le aziende locali non producono quantità tali da soddisfare la richiesta e manca quella continuità che esige il mercato. Il fattore climatico ha aggravato la situazione, quello appena trascorso è stato il decennio più asciutto del secolo. Se da una parte si tenta di valorizzare il prodotto locale, dall’altra bisogna fare i conti con la siccità, perché è chiaro che senz’acqua nessuna agricoltura è possibile. Senza contare che si tratta di un’attività faticosa, che ripaga solo a fronte di impegno costante e continui investimenti. L’avvento della grande distribuzione ha fatto il resto: le catene dei supermercati, quando possono, saltano i mercati locali e vanno a rifornirsi a Milano, Bologna e Latina, con il risultato che sui banchi arrivano i prodotti di fuori. Stando ai dati forniti dalla Someaans, che gestisce il mercato agroalimentare di Predda Niedda, le percentuali sono così ripartite: per ciò che riguarda la stagione in corso, l’80 per cento della frutta è di provenienza extraregionale, il rimanente 20 per cento è di produzione locale, di cui appena il 5 per cento della provincia di Sassari. La situazione migliora sensibilmente con la verdura, dove abbiamo un 60 per cento proveniente da oltre Tirreno contro il 40 di produzione sarda. In questo caso la produzione locale sale all’8 per cento.
«Il dato sorprende – commenta Giuseppe Zubani, funzionario della Someaans – infatti se consideriamo le caratteristiche pedoclimatiche del Nord Sardegna le potenzialità sono eccellenti. Se a questo aggiungiamo che nell’ultimo periodo la richiesta di prodotti locali è in crescita la situazione potrebbe essere diversa».
Ma proviamo a tracciare un quadro sintetico della geografia di frutta e verdura per individuare varietà e provenienze. All’inizio della stagione le pesche arrivano dal Veneto, dall’Emilia e dalla Campania, a stagione inoltrata, invece, sono le produzioni locali ad andare per la maggiore e stiamo parlando soprattutto di San Sperate, Sorso e Sennori. Il discorso cambia un tantino con le angurie e i meloni: le varietà che arrivano sulle tavole dei sassaresi, infatti, provengono dalla zona di Alghero: Sa Segada, Tottubella, Olmedo, e solo in minima parte da Arborea. Le albicocche, invece, parlano spagnolo anche se gli esperti dicono che quelle di produzione locale, se pure in quantità insufficiente a soddisfare la richiesta, sono qualitativamente superiori. Senza considerare il prezzo che, per ovvie ragioni, non può essere lo stesso.
Se ci spostiamo sul versante della verdura il prodotto locale guadagna qualche posizione perché un buon 40 per cento di ortaggi (melanzane, zucchine, peperoni) arriva dai Campidani. A vincere, però, è sempre il prodotto di fuori con uno schiacciante 60 per cento. Ma i consumatori che vogliono acquistare il prodotto locale a chi devono rivolgersi? «Innanzitutto ai mercati agroalimentari locali – conclude Giuseppe Zubani – poi una lancia deve essere spezzata a favore degli ambulanti. A torto si ritiene che non abbiano prodotti di qualità, proprio loro, invece, sono in contatto diretto con i produttori locali e il loro commercio si basa principalmente sulle varietà nostrane».

http://www.lanuovasardegna.quotidianiespresso.it/lanuovasardegna/arch_27/sassari/cronaca/sc101.htm

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