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Ingrosso

Ingrosso: Di Pisa propone il marchio europeo

Il presidente di Fedagro pensa così di ottenere più trasparenza, salubrità, tracciabilità e il giusto prezzo dei prodotti

“Un marchio europeo, un green sticker, che garantisca la trasparenza, la salubrità, la tracciabilità e il giusto prezzo dei prodotti che provengono dai mercati all’ingrosso europei”. Parole di Valentino Di Pisa, presidente nazionale Fedagro, pronunciate recentemente a Bruxelles all’interno del Parlamento europeo durante l’evento dedicato a Mercati all’ingrosso: il centro dell’agroalimentare europeo.

Operare su una dimensione internazionale

In Italia si discute, con opinioni molto diverse, su puntare sui grandi mercati rispetto a quelli su scala minore e sempre in Italia si lancia una proposta internazionale. Arriva dal rappresentante di un mondo costituito da migliaia di piccole e medie aziende che rappresentano un giro d’affari di 13 miliardi e 11 milioni di tonnellate di quantitativi di merce movimentata. Un punto di riferimento centrale per l’ortofrutta italiana e anche europea. Come sottolinea Di Pisa: “Agendo come ufficio vendite della produzione, garantendo la salubrità dei prodotti e trasparenza dei prezzi”.

I mercati all’ingrosso tra le infrastrutture strategiche europee

Un appuntamento, quello di Bruxelles, dove si è puntato ad “evidenziare il ruolo strategico dei mercati all’ingrosso nella filiera agroalimentare come strutture indispensabili per garantire la sicurezza alimentare e la resilienza dell’agricoltura europea”. Il dato centrale è questo:  “Sono soddisfatto che recentemente il Parlamento, grazie a un mio emendamento, abbia riconosciuto i mercati all’ingrosso tra le infrastrutture strategiche europee da salvaguardare, ma abbiamo bisogno di creare una maggiore consapevolezza, anche a livello nazionale, del loro ruolo e delle loro potenzialità”.

Il riconoscimento c’è, pure i fondi del Pnrr per modernizzare una ventina di siti italiani, si parla anche di un altro bando in arrivo, ma non basta per una strategia a livello internazionale e qui interviene l’idea del marchio a livello internazionale.

Un filo verde che lega i mercati europei

Il presidente Di Pisa ricorda “un documento realizzato qualche anno fa insieme alle associazioni di categoria francese Uncgfl , spagnola Coemfe e tedesche Dfhv per il futuro dei mercati ortofrutticoli all’ingrosso che prese il nome di Manifesto degli operatori grossisti dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari“.

Interessante la sintesi  del documento, presentato al Parlamento Europeo nel gennaio del 2019, che si basa su otto  principi ovvero  rappresentano “gli indirizzi a cui il mondo degli operatori grossisti europei dovrebbe tendere”.  Ecco i punti principali: “Rinnovare ed investire nei mercati all’ingrosso e nelle imprese in quanto strutture centrali per la filiera; sviluppare una moderna funzione logistica con particolare attenzione a quella urbana; consolidare e rafforzare i rapporti con gli altri attori dell’ortofrutta europea”.

E poi un tema centrale della discussione recente italiana: “Programmare un nuovo piano relativo agli orari di lavoro dei mercati all’ingrosso e dei centri agroalimentari per un passaggio all’orario di lavoro diurno“.  C’è poi l’ambito: “Promuovere l’internalizzazione delle aziende per creare una dimensione europea interconnessa; sviluppare la qualità nei Mercati attraverso la certificazione dei processi, delle strutture e delle imprese; condividere iniziative di settore e collaborare a progetti europei comuni a favore del settore”. Infine la dimensione sostenibile: “Contribuire a ridurre lo spreco alimentare per promuovere la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale”.

La sfida di Di Pisa: il marchio

Il dato rilevante dell’intervento del presidente di Di Pisa è questo passaggio: “E vorrei qui, oggi, lanciare una sfida : una volta per tutte diamo un esempio, facciamo squadra, e mi rivolgo soprattutto alla produzione, costruiamo un vero progetto che ci veda tutti coinvolti e che abbia come obiettivo quello di garantire la catena del valore di tutti i componenti della filiera, a partire dalla produzione, nessuno escluso. Un marchio europeo, un green sticker, che garantisca la trasparenza, la salubrità, la tracciabilità e il giusto prezzo dei prodotti che provengono dai mercati all’ingrosso europei”.

Una proposta interessante in un mercato che invece di duellare all’interno dei suoi confini può puntare a fare massa critica ed essere più competitivo all’esterno dove esistono regole diverse. A iniziare da quelle sul mercato del lavoro.

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