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17 novembre 2025

Trump rivede i dazi: stop ai rincari su import di ortofrutta

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Un altro colpo di scena su uno dei temi più dibattuti degli ultimi mesi: Donald Trump ha fatto marcia indietro sui dazi, aprendo una nuova fase nella politica commerciale americana. 

Il presidente ha avviato un nuovo schema che punta a riportare sulle tavole statunitensi una gamma molto ampia di prodotti ortofrutticoli d’importazione, dagli alimenti freschi alle specialità secche, passando per ingredienti fondamentali dell’industria alimentare. L'ortofrutta è al centro della scena, in particolare banane, mango, pomodori, pinoli e frutta secca.

Che cosa è successo

Con un decreto firmato a sorpresa, Trump ha cancellato i dazi doganali introdotti solo qualche mese fa. L’esecutivo ha riconosciuto che numerose materie prime – dalle colture tropicali agli ortaggi, fino ai semi oleosi utilizzati nelle preparazioni più comuni – non possono essere prodotte in quantità adeguate dal sistema agricolo americano. L’abolizione delle tariffe riguarda proprio queste categorie, che vanno dalla frutta esotica ai derivati vegetali impiegati nella trasformazione industriale.

La svolta arriva in un momento delicato: dopo la battuta d’arresto nelle recenti elezioni locali, il tema del costo della vita è tornato dominante nel dibattito pubblico. I prezzi degli alimenti continuano a salire e l’inflazione resta ostinatamente superiore al target della Federal Reserve, aumentando il malumore tra gli elettori.

Ortofrutta al centro della decisione

Il decreto elimina le tariffe introdotte in aprile su un ampio ventaglio di prodotti agricoli. Non si parla solo delle più note varietà tropicali, ma anche di ortaggi che l’industria statunitense importa per garantire continuità alle forniture, di frutta in guscio essenziale per la pasticceria e la ristorazione, e di bevande vegetali che dipendono quasi totalmente dalle importazioni. Sono alimenti ormai parte integrante della dieta americana e la cui disponibilità costante è ritenuta strategica per la filiera agroalimentare.

La motivazione è principalmente strutturale: gli Stati Uniti non dispongono delle condizioni climatiche per coltivare molte varietà provenienti da aree equatoriali o mediterranee. Anche per alcune specie orticole più comuni, la produzione domestica non basta a coprire la domanda, soprattutto nei mesi invernali. 

Le tariffe introdotte in primavera avevano fatto lievitare significativamente i prezzi, mettendo sotto pressione non solo i consumatori ma anche le aziende che utilizzano questi ingredienti come base delle proprie lavorazioni. Le associazioni di categoria hanno accolto con favore la mossa della Casa Bianca, ritenendola un intervento necessario per dare stabilità a una catena di approvvigionamento già fragile.

Le motivazioni politiche

La scelta non risponde esclusivamente a ragioni economiche. Dopo i risultati poco soddisfacenti nelle elezioni locali, l’amministrazione ha dovuto mostrare un segnale concreto sul fronte del caro-spesa. Trump ha assicurato che l’intento è ridurre i costi per le famiglie, mentre la Casa Bianca ha ricordato che, nel frattempo, sono stati raggiunti nuovi accordi commerciali con diversi Paesi dell’America Latina. Queste intese dovrebbero facilitare l’ingresso negli Stati Uniti di prodotti agricoli stagionali e migliorare la fluidità degli scambi.

Il ruolo degli alimenti secchi e gli altri nodi da sciogliere

Nel pacchetto rientrano anche prodotti vegetali secchi e semi commestibili difficili da reperire sul mercato interno, oltre ad alcuni fertilizzanti fondamentali per l’agricoltura americana. L’eliminazione dei dazi su questi articoli dovrebbe alleviare i costi per agricoltori e trasformatori, con un impatto potenziale lungo tutta la filiera, dalla raccolta alla distribuzione.

La revisione non riguarda solo l’ortofrutta. Sono stati inclusi anche alcuni tagli di carne bovina, che negli ultimi mesi hanno registrato rincari sensibili. In sintesi dunque,, Trump ha riconosciuto che le tariffe possono aver influito sul carrello della spesa, pur rivendicando la coerenza del suo impianto generale in materia di commercio internazionale.

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