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18 novembre 2025

Test del carrello, dipendenti Pam licenziati

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Tre dipendenti della catena di supermercati Pam Panorama, tra Siena e Livorno, hanno perso il lavoro dopo non aver superato il cosiddetto test del carrello, una verifica interna in cui ispettori aziendali si fingono clienti e nascondono prodotti che non intendono pagare per controllare l’attenzione dei cassieri.

I fatti

Il meccanismo del test prevede che l’ispettore si comporti come un cliente qualsiasi: aggiunge prodotti nascosti al carrello e verifica se il cassiere li segnala al momento del pagamento. Chi non individua l’oggetto rischia contestazioni disciplinari, compreso il licenziamento immediato.

Ed è quello che è successo recentemente. Il primo episodio è avvenuto a Siena, dove un cassiere 62enne, al momento del pagamento della merce, non ha notato articoli occultati nel carrello. La contestazione disciplinare è arrivata immediata, senza richiamo o ammonizione preventiva. 

Successivamente, altri due casi sono stati registrati a Livorno, nei punti di vendita di via Roma e del quartiere Corea: le dinamiche degli eventi sono state molto simili a quanto accaduto a Siena.  

Le reazioni dei sindacati

Non si sono fatte attendere le reazioni dei sindacati, che tramite note ufficiali hanno denunciato la pratica come trappola punitiva. Filcams Cgil Siena, Uiltucs Toscana e Fisascat Cisl hanno sottolineato come il test del carrello possa mettere in difficoltà i lavoratori, che non sono forze dell'ordine, e che le contestazioni disciplinari risultano sproporzionate e vessatorie

I sindacati hanno inoltre segnalato anche pressioni psicologiche, azioni mirate contro lavoratori con maggiore anzianità e l’uso unilaterale degli strumenti di valutazione dei rischi, che mina la dignità dei dipendenti e il rapporto di fiducia tra azienda e lavoratori.

Le organizzazioni hanno anche annunciato ricorsi legali, mobilitazioni e la convocazione di un tavolo nazionale il 20 gennaio, ritenuto decisivo per la risoluzione della vertenza. I sindacati hanno infine evidenziato come i licenziamenti non derivino da comportamenti irregolari o illegali, ma da una prova interna che non può sostituire né formazione né contrattazione.

Prospettive e mobilitazione

La questione ha implicazioni legali e contrattuali, perché le regole attuali del lavoro prevedono richiami progressivi e formazione prima di contestazioni così gravi. In altri termini, se un cassiere non rileva un prodotto nascosto, non può essere accusato di complicità e la sanzione deve rispettare la proporzionalità prevista dal contratto nazionale. La pratica dei test, secondo i sindacati, rischia di creare un clima di insicurezza e sfiducia, con conseguenze negative per la produttività e il benessere dei lavoratori.

Il tavolo nazionale di gennaio sarà dunque decisivo per capire se l’azienda intende ritirare i licenziamenti o proporre soluzioni alternative. I sindacati hanno già preannunciato mobilitazioni, diffide e possibili azioni legali, sottolineando che la vicenda non riguarda solo Siena e Livorno, ma tutti i punti di vendita italiani di Pam. 

Secondo le sigle, infatti, l’uso di verifiche punitive potrebbe diffondersi ad altri negozi, trasformando i licenziamenti in uno strumento selettivo e non giustificato. 

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