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11 giugno 2025

Ortaggi italiani made in Japan, anche le cime di rapa

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“Nato dal dono del sole e dal legame con l’Italia”: è così che a Yakage, una cittadina della prefettura di Okayama, viene descritto il Progetto delle Verdure Italiane, un’iniziativa agricola che affonda le sue radici nello spirito olimpico e oggi sboccia nei campi del Sol Levante coinvolgendo numerose aziende agricole che hanno creato una vera e propria filiera degli ortaggi italiani made in Japan.  Così come nell'Agro Pontino si coltivano gli orientali pak choi e daikon

Al Padiglione Italia verdure italiane ma coltivate in Giappone 

Tutto ha inizio con le Olimpiadi di Tokyo 2020. Yakage era stata designata come villaggio di accoglienza per gli atleti italiani, ma la pandemia impedì ogni contatto diretto. In segno di ospitalità e vicinanza, gli agricoltori locali decisero allora di coltivare ortaggi tipici del Bel Paese, che vennero inviati direttamente agli sportivi. Così è nato il progetto, che oggi rivive all’Expo di Osaka, dove il Padiglione Italia ha dato spazio alle verdure italiane, ma coltivate in Giappone.

Cosa coltivano di italiano in Giappone?

Le coltivazioni spaziano dal porro agli asparagi, dai pomodori alle celebri cime di rapa pugliesi. È proprio quest’ultima specialità ad aver conquistato l’imprenditore agricolo Eriji, che ha voluto sperimentarne la coltivazione. Il risultato? Un successo anche tra i palati pugliesi. “A differenza della nanohana giapponese, l a cima di rapa non si sfalda e resta consistente anche dopo la bollitura”, spiega Eriji. La nanohana appartiene alla famiglia delle brassicaceae ed è comunemente utilizzata nella cucina giapponese.

Ma non è l’unico imprenditore agricolo  a puntare sugli ortaggi tricolore: Yukio Miyake ha investito nella filiera del porro, Shizuma Nakamoto è considerato un maestro degli asparagi, mentre Kengo Idehara – ingegnere genetico – ha ripreso l’azienda agricola del nonno per perfezionare la qualità dei suoi pomodori.

Dal campo ai migliori ristoranti 

Questi ortaggi italiani ma made in Japan  finiscono poi nelle cucine dei ristoranti locali, e anche in quelli gestiti da chef italiani a Tokyo, contribuendo a una sinergia gastronomica tra due culture agricole sempre più interconnesse.

Naoto Tajiri, direttore del centro agricolo di JA Yakage, racconta che l’obiettivo del progetto è proprio quello di rendere le verdure italiane così familiari ai contadini giapponesi da coltivarle “senza accorgersi che sono italiane”. Una filosofia che riflette un fenomeno ormai globale, in cui anche in Italia si diffondono con successo ortaggi come pak choi e daikon. E non solo consumate tra le comunità asiatiche italiane ed europee.  Un ponte culturale fatto di semi, terra e sole, dove il gusto non conosce confini.

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