Salute e benessere

29 agosto 2025

Farmaci dimagranti e frutta e verdura: quale legame?

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Sembrerebbe esserci una relazione fra l’assunzione di farmaci dimagranti e il consumo di frutta e verdura. Secondo quanto riferito da Nina Pullman in un articolo su Fruitnet.com il forte aumento dei primi sarebbe infatti associabile a una minore domanda di snack ipercalorici e una maggiore richiesta di frutta e verdura.

L'effetto di questa tipologia di prodotti sull'industria alimentare ancora non è stato ben esplorato. Tuttavia i dati a disposizione, seppur parziali e in gran parte basati su auto-dichiarazioni, sembrano mostrare una tendenza in tal senso. L’uso di farmaci, noti come Glp-1 o con nomi commerciali come Ozempic o Wegovy, riguarda nel Regno Unito circa 1,5 milioni di persone (il 4% degli adulti). 

Coloro che li assumono, non solo mangiano meno (in media circa 500 calorie in meno al giorno, con una perdita di peso del 25-30% circa), ma tendono a cambiare anche le loro scelte alimentari preferendo frutta, verdura e latticini a snack e cibi altamente calorici. In leggero calo anche il consumo di carne rossa. 

Un fenomeno che potrebbe crescere

Negli Stati Uniti, il fenomeno è ancora più esteso. Qui le aziende produttrici di snack stanno già registrando un calo delle vendite ma l'andamento del mercato potrebbe, nel prossimo futuro, essere influenzato in maniera ancora più significativa dall'utilizzo di questi farmaci e dell'effetto che hanno, indirettamente, anche sulla scelta dei consumatori di spostarsi verso un'alimentazione più sana che sostenga e accompagni gli sforzi fatti dal punto di vista clinico. 

Secondo Fruitnet.com, con la scadenza dei brevetti e la diminuzione dei prezzi, la diffusione di questi farmaci potrebbe aumentare ancora di più e mostrare le sue ricadute sul panorama alimentare. In ultima analisi, potrebbe persino alleggerire la pressione sui terreni destinati alla produzione intensiva di alimenti, in particolare di colture destinate alla produzione di alimenti trasformati di cui cala la richiesta. 

Se si volesse sfruttare a pieno i risvolti di questo fenomeno, andrebbero tuttavia intraprese, in concomitanza, anche delle iniziative di carattere istituzionale che promuovano un cambio di stile alimentare a lungo termine. Uno dei problemi legati all’assunzione di farmaci per la perdita di peso infatti è che le persone tendono a riprendere il peso perso entro 12-24 mesi dalla fine del trattamento. Intervenire tempestivamente sull'informazione e sulla conoscenza dei benefici di una corretta alimentazione potrebbe dunque diventare determinante.

L'attenzione delle aziende e del sistema sanitario

Nel frattempo, alcuni grandi produttori hanno già intuito il nuovo mercato che si apre e sembrano pronti a trarne vantaggio, proponendo linee specifiche, come alimenti arricchiti con fibre e proteine e progettati per porzioni minime, che sono destinate proprio agli utenti dei trattamenti dimagranti. 

Il Servizio sanitario nazionale britannico (Nhs) sta lavorando all’introduzione di questi farmaci nella lotta alle malattie legate a scorretta alimentazione e obesità. Sono in corso diversi studi clinici che esaminano come questi farmaci potrebbero influire anche sulle malattie neurodegenerative come il Parkinson. 

Si aprono dunque nuovi scenari e nuove tendenze sia sul fronte commerciale che sanitario. Se ci sono dei benefici si spera possano usufruirne tutti, dai produttori ai consumatori. Fermo restando che l’abitudine a un consumo quotidiano di frutta e verdura, meglio se freschi e di stagione, è una forma importante di prevenzione a ogni tipo di problematica legata all’alimentazione.

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