Politiche agricole

22 novembre 2025

Agricoltura, eppur crea lavoro! I numeri dell'Inps

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Applaudono ai roghi di protesta a Bruxelles contro la politica della Ue, sfilano con i trattori fasciati di parole d'ordine battagliere, in Puglia volevano pure presentare una lista elettorale formata da agricoltori (leggi), sui social ci si infiamma facilmente sullo stato economico del settore

E' vero che sono aumentati i costi di produzione, è vero che cresce la concorrenza dei Paesi in via di maturazione tecnologica e commerciale, è vero che il cambiamento climatico esiste e lotta contro le aziende agricole. Ma è pure vero che cresce l'export di ortofrutta (leggi l'articolo) e, non ci credeva nessuno, anche i posti di lavoro nel settore agricolo. 

Lo certifica l'Inps con il suo osservatorio dedicato, alimentando la voglia di comunicare del ministro Lollobrigida che non perde tempo e fa postare  sui social dati, numeri e sorriso a 32 denti. Tutto bene? I dati sono buoni, poi c'è da verificare la qualità del lavoro, tema al centro del dibattito in tutti i settori produttivi, ma è evidente che ci sono più buste paga in agricoltura.

Nel 2024 cresciuti del 2,4% gli occupati, al Nord si tocca un  +5,1% e in Veneto si supera il 10%

Il testo del comunicato dell'Inps non è asettico. Basta leggere: "Nel 2024 il mondo agricolo italiano ha confermato la sua capacità di resilienza e sviluppo, contando circa 168mila aziende agricole e oltre un milione di operai". Una sorta di brindisi

"La manodopera dipendente ha raggiunto quota 1.019.177 lavoratori, con un incremento del 2,4% rispetto all’anno precedente. La crescita è stata particolarmente evidente al nord, dove si registra un +5,1%, e al centro, con un +6,1%. Veneto e Lazio si distinguono come regioni trainanti, con aumenti rispettivamente del 10,6% e del 7,6%, consolidando la loro leadership nella creazione di nuovi posti di lavoro". Si ripresenta l'immancabile Questione Meridionale, dobbiamo riavvolgere il film fino al Risorgimento, nonostante al sud si stanno affermando imprese tecnologicamente avanzate e innovative: dai frutti di bosco alle colture esotiche

Ma il numero delle imprese si restringe

Più occupati, ma meno imprese. Questo il dato da studiare a fondo.  "Parallelamente, il comparto ha affrontato una fase di riorganizzazione della base produttiva, con un calo dell’1,1% nel numero di imprese attive. I lavoratori agricoli autonomi sono circa 414.746, in diminuzione dell’1,9% rispetto al 2023, soprattutto per effetto dei pensionamenti. La categoria è composta in larga parte da coltivatori diretti, coloni e mezzadri, che rappresentano l’88,6% del totale, evidenziando la necessità di un ricambio generazionale per garantire continuità e vitalità al settore". 

Manca il ricambio generazionale alla guida delle imprese. Un dato negativo? Non è detto. Con la razionalizzazione si hanno imprese più grandi con maggiore capacità di stare sul mercato,  competitive e che assumono più forza lavoro. Più disponibilità rispetto al lavoro condiviso in famiglia delle micro imprese. 

Non si trova forza lavoro?

Uno dei ritornelli più frequenti che si sente quando si parla con gli imprenditori agricoli è "manca la forza lavoro". Eppure l'Inps certifica l'aumento dei posti di lavoro creati. Non è una contradizione. E' vero che manca manodopera, ci sono anche programmi di Regioni e Province che offrono sostegno ai lavoratori agricoli stagionali, ma questo "buco" può portare a una maggiore necessità di contrattualizzazione.  Vengo a lavorare, ma solo a certe condizioni. Più potere di contrattazione. 

Il 30% degli operai agricoli è composto da donne, ma sono in calo

Un altro dato significativo riguarda la componente femminile: "Il 30,2% degli operai agricoli è costituito da donne, sebbene si registri una lieve flessione rispetto all’anno precedente. Questo elemento sottolinea l’importanza di politiche mirate a favorire inclusione e pari opportunità". Infine, conclude l'Inps: "In generale, l’agricoltura italiana dimostra di sapersi adattare e innovare, mantenendo un equilibrio tra nuove assunzioni e turnover della forza lavoro. Le prospettive restano positive, a condizione che vengano rafforzati l’innovazione, le competenze e la formazione dei lavoratori, così da assicurare una crescita sostenibile e inclusiva".

I salti di gioia del ministro: più giovani 

“I nuovi dati Inps confermano ciò che vediamo ogni giorno: l’agricoltura è un settore trainante per l’economia italiana. Il nostro impegno è renderla sempre più solida e capace di attrarre giovani, creando lavoro e valore per tutto il Paese. La strada è quella giusta, continuiamo a percorrerla con determinazione”. 

Parole del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che brinda ai dati, anche della componente giovanile: "Il 22,3% degli operatori agricoli è under 30".

Il problema del ricambio generazionale e l'avvento dei robot

Bene i numeri offerti dall'Inps ma, non solo in Italia, si assiste ad una forte senilizzazione degli imprenditori agricoli. Quindi è sufficiente il 20% di under 30 per sostenere la nuova linfa agricola?  Questo il dilemma. Non solo italiano, ma europeo. In Belgio, per fare un esempio, più della metà delle aziende agricole sono scomparse negli ultimi trent’anni per mancanza di eredi. Situazione simile in tanti altri Paesi. Lo scenario? Poche grandi aziende, forte spinta all'automatizzazione con l'impiego sempre maggiore di robot

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